Cosa succede quando sei costretto in casa senza parlare e vedere nessuno per l’80% della giornata?
Tra le tante cose, potresti finire per sfogare la tua frustrazione insultando il robottino che pulisce il pavimento e l’assistente virtuale che lo guida, Alexa.
Ora, se a manifestare certi sintomi è uno qualsiasi, beh è preoccupante, ma se a farlo è uno scrittore digitale ecco che il delirio si trasforma in ispirazione. Almeno, così ce la racconta Diego Bonomo, autore di Pendolare in bottiglia, una raccolta di situazioni reali vissute durante il suo pendolarismo, storie poi diventate un libro pubblicato in self-publishing su Amazon KDP.
“Da marzo a settembre sono stato in smart working, quindi addio mezzi pubblici. E non avendo storie da raccontare ero preoccupato per le mie pagine (social e sito web), dove le persone mi stavano oramai dando per disperso. Il mio timore non era che si strappassero i capelli dalla disperazione, visto che – soprattutto sui social – fintanto che ci sei viene seguito ma nel momento in cui sparisci non manchi a nessuno, bensì che pian piano le avrei perse del tutto”.
“Di necessità si fa virtù”, ci dice, “e io così ho fatto. Per cercare di non sparire dalle mie pagine e mantenere un coinvolgimento con chi mi seguiva, tra un insulto e l’altro ad Alexa, è caduta la pera dall’albero delle ispirazioni: perché non creare una Skill con cui le persone da casa possono ascoltare i miei racconti?
Ti spiego: le Skill sono le App di Alexa. Sui cellulari e tablet i programmi che si installano si chiamano App, su Alexa Skill.
La seconda pera caduta ha portato un’altra domanda: Perché non farli leggere direttamente dalle persone che mi seguono?
Il cosa ce l’avevo, il tempo (visto il lockdown) pure, mi mancava solo di scoprire il come, così mi sono messo a cercare e soprattutto a studiare.
Andiamo sul pratico.
Se sei totalmente digiuno di informatica devi sapere che nel mondo della programmazione ci sono in genere due metodi per creare (programmare):
1) programmare tramite codice, quindi scrivere a mano tomi di istruzioni (che bisogna conoscere);
2) farlo tramite dei software che mettono a disposizione degli oggetti parametrizzabili che al loro interno hanno già il codice scritto (la così detta programmazione a oggetti).
Praticamente è come se tu andassi in Giappone e dovessi comprare due biglietti per il luna park, le soluzioni, nel momento in cui ti trovi davanti alla biglietteria, sono due: o parli giapponese o gli fai il gesto a V con le dita per indicare il numero due. Il primo metodo è indubbiamente più fico, ma devi aver studiato il giapponese, il gesto invece è più grezzo ma contiene intrinsecamente la frase ‘voglio due biglietti’. I limiti del secondo metodo sono evidenti, è poco personalizzabile (se ti chiedessero se ci sono bambini saresti fottuto) ma il risultato viene comunque ottenuto e hai evitato anni di studi di giapponese.
La stessa cosa vale per poter programmare con Alexa e io naturalmente ho scelto il metodo più semplice, il gesto delle dita.”
Programmare una Skill con Voiceflow
“Voiceflow ti permette di disegnare con blocchi sequenziali l’interazione con Alexa (come un diagramma di flusso). Vuoi far dare il benvenuto? Inserisci il blocco Speak dove digiti ‘Benvenuto’ e il gioco è fatto. Se vuoi chiedere qualcosa digiti una domanda e aggiungi un altro blocco dove indichi, per ogni possibile risposta, dei percorsi diversi e/o in comune. Puoi intervenire sul parlato per esempio inserendo delle pause, se la frase è particolarmente lunga, oppure cambiando il tono della voce in alcuni punti o ancora scegliere tra una voce maschile o femminile.
Mentre studiavo ho chiesto a chi mi segue di scegliere e leggere un mio racconto per poi inviarmi il file audio. Per stuzzicare la curiosità ho iniziato io con la mia bella voce impastata, scoprendo anche quanto fosse difficile leggere nemmeno mezza cartella senza commettere errori!
Una volta ricevuti i file, in genere registrati dal cellulare, ho reso uniforme il volume dei diversi audio con alcuni software gratuiti, ho caricato i file su un cloud e ho riempito Voiceflow di possibili frasi che l’utente potrebbe dire, in modo da riconoscere quale racconto leggere.
Questa è stata la base. Poi ci sono le migliorie, perché il bello, ma anche la parte fondamentale, di questi aggeggi artificialmente intelligenti è l’interazione; pertanto dopo mi sono dovuto immedesimare con il potenziale utente che apre la mia skill, ho allora aggiunto blocchi in cui chiedo se vuole aiuto, se vuole sapere quali sono i titoli disponibili o come fare per partecipare, allargando nel limite del possibile la varietà dei modi in cui la stessa domanda può essere posta.
Già, perché un conto è sentire Alexa che pone sempre la stessa domanda, dimmi il titolo che vuoi ascoltare, un’altra è Alexa che a volte chiede cosa vuoi ascoltare?, altre cosa ti leggo oggi? o ancora quale storia vuoi che ti legga?. Rende il tutto più piacevole e leggero. Quando un utente apre una skill fornisce ad Alexa alcune informazioni che se ben sfruttate aprono un enorme ventaglio di personalizzazioni.
Per i dispositivi Amazon con display si può aggiungere anche del contenuto visivo, così ho inserito un’immagine per quei racconti che ho scritto e che sono accompagnati con una foto.
Complicandoci il lavoro potremmo creare anche delle letture interattive, dove – arrivati ad un bivio – si può chiedere all’utente di fare una scelta in modo che sia lui a decidere come proseguire la trama della storia.
Insomma, le possibilità di creare, ampliare e personalizzare sono tante, sta alla fantasia e al tempo per studiare a fare la differenza.”
Pubblicare su Alexa: controindicazioni
“Lo può fare chiunque? Forse sì, ma un background tecnico aiuta e parecchio, soprattutto se ci si allontana dalla riva di una Skill basica per spingersi nel mare delle possibilità messe a disposizione, aggiungendo database, codice java ecc. C’è inoltre la parte Amazon, cioè quella in cui bisogna iscriversi su Amazon Developer Console, censire la nostra skill, testare la nostra creazione e poi pubblicarla sullo store Alexa.
Ciò che ho spiegato vale anche per l’assistente personale targato Google, naturalmente all’interno del tuo progetto di Voiceflow dovrai prevedere di verificare da quale device l’utente sta interagendo, oppure – ed è la soluzione consigliata – fare due progetti distinti: uno per Alexa e l’altro per Google Home.
Ma ce n’è una di controindicazione particolarmente grave nel decidere di creare una skill: può dare assuefazione, tanto da ritrovarti ore e ore a modificare, testare, correggere, aggiungere pezzi, toglierne altri, migliorarli, ritestare in un loop interminabile, ma in fondo questo è dovuto, almeno per me, dalla novità nel creare qualcosa di nuovo e fino a quel momento misterioso e affascinante. Il mistero pian piano che si va avanti si dissolve, il fascino invece, del creare qualcosa, rimane.”
4 risposte
Ciao Sonia,
è un articolo molto interessante.
Che tu sappia con le skill di Alexa ci si guadagna qualcosa è un’altra invenzione di Amazon per far crescere il proprio catalogo senza pagarti?
Grazie
Un saluto
Andrea
Ciao Andrea, se non erro gli autori ottengono una percentuale come per i libri.
Grazie Sonia! 🙂
Che io sappia è Amazon che sceglie e paga le skill più scaricate e con il maggior coinvolgimento degli utenti.