Proseguono le lezioni di Chinalski
C’è anche una definizione più puntuale di iperromanzo, e l’ha data l’inventore della parola, Italo Calvino, durante le lezioni che avrebbe dovuto tenere all’università di Harvard, le cosiddette Lezioni Americane.
Calvino descrive l‘iperromanzo come luogo “d’infiniti universi contemporanei in cui tutte le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili”; dove può valere “un’idea di tempo puntuale, quasi un assoluto presente soggettivo”; dove le sue parti “sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune, e che agiscono su una cornice che li determina e ne è determinata”; che funziona come “macchina per moltiplicare le narrazioni”; “costruito da molte storie che si intersecano”.
Calvino indica, quindi, come componente principale degli iperromanzi la molteplicità: molteplicità di universi e di possibilità, molteplicità di prosecuzione di una storia, molteplicità di scelte di un personaggio, molteplicità di azioni nell’unità di tempo, molteplicità di storie raccontate e che intervengono nella costruzione del romanzo.
Vediamo qualche esempio per permettervi di verificare che cosa intende Calvino con le sue parole.
Nel Castello dei destini incrociati, Italo Calvino costruisce più storie componendole a partire da elementi di base (le carte dei tarocchi) che vengono posizionati dagli avventori di un castello su un tavolo per costruire e narrare delle storie, tali storie si intrecciano in corrispondenza degli incroci e si combinano fino a creare un mondo fantastico che comprende tutto il mazzo e che lega tutte le narrazioni.
In La vita istruzioni per l’uso, l’autore George Perec si muove in un condominio raccontando gli ambienti e le vicende delle persone che ci hanno vissuto. Le storie sono spezzettate e sparse nel libro, i personaggi si incrociano nei diversi momenti della vita e il tutto forma un groviglio inestricabile.
In Rayuela, Julio Cortàzar costruisce una storia a cui è possibile aggiungere o eliminare delle parti, a discrezione del lettore: ci sono dei capitoli che narrano la storia dei protagonisti e ne costituiscono la struttura centrale e obbligatoria, mentre altri capitoli aggiungono informazioni accessorie, o narrano storie al contorno o episodi significativi, e questi possono essere letti o no a scelta del lettore.
In Fuoco pallido, Vladimir Nabokov costruisce un libro che è formato da un poema attribuito a un professore universitario e che tratta della sua autobiografia, dopodiché lo correda di una prefazione e di un apparato di note esplicative scritte da un altro personaggio, un professore conoscente dell’autore del poema, che dovrebbero analizzare e descrivere il poema ma che in realtà sono un pretesto per narrare a loro volta la vita del redattore delle note, dell’autore del poema e di altri personaggi. Tutto ciò è legato insieme con una serie di riferimenti incrociati all’interno dei testi.
Questi sono tutti iperromanzi che utilizzano come supporti dei libri cartacei, e che possono essere letti in modo sequenziale (Il castello dei destini incrociati e La vita istruzioni per l’uso), oppure richiedono al lettore di spostarsi tra le pagine del libro per seguire la narrazione (Rayuela e Fuoco pallido).
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