Ho mutuato il tema di questo post da una delle mie fonti preferite, il Writer’s Digest, in particolare da un articolo con cui lo scrittore Tal M. Klein prova a spiegare perché ha scelto di disseminare il suo ultimo romanzo di note a piè pagina.
“L’ultima nota che ho ricevuto dal mio editore”, racconta, “diceva: Il tuo libro vivrà o morirà per le sue note a piè di pagina. Dato che mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno, ho deciso che era un encomio piuttosto che un avvertimento”.
E prosegue: “Credo fermamente che siamo nel mezzo dell’era meta letteraria. I lettori moderni sono abituati a ottenere un contesto aggiuntivo da tutto ciò che leggono, sia passando il mouse sopra il testo evidenziato, facendo clic su un link, o aprendo una nuova scheda e googlando il testo. Questa è l’arte di scrivere nell’età meta-letteraria. Gli autori che hanno aperto la strada – qui viene in mente Terry Pratchett – hanno da tempo inaugurato la pratica di usare le note a piè di pagina come meccanismo per rompere la quarta parete. Talvolta le note a piè di pagina consentono all’autore di fornire qualche ulteriore opinione o, all’occasione, raccontare una storia completamente diversa che orbita attorno alla trama principale”.
In libri come S. La nave di Teseo di JJ Abrams e Doug Dorst, o nell’esilarante Fuoco Pallido di Nabokov, le note sono elevate a involucro, apparentemente scritte da personaggi immaginari che leggono il libro davanti al lettore.
Se si conferisse un premio per il più grande abuso di note in un romanzo, il vincitore sarebbe Infinite Jest di David Foster Wallace. All’inizio del libro, le note a piè di pagina sembrano funzionare in modo abbastanza innocente nello stile tradizionale, fornendo informazioni supplementari sulla storia. Tuttavia, man mano che il romanzo progredisce, le sue note a piè di pagina diventano lunghe e più tortuose, fino a quando anche le note a piè di pagina riportano note a piè di pagina. Per fornire una scala dell’enormità della follia di Infinite Jest, una sola nota copre sette pagine! È come un intero capitolo.
Ma questo gioco non è per tutti. Come evidenziato da alcune delle recensioni più colorite ottenute dal libro, certi lettori detestano l’eccesso di note. Possono distrarre e, in alcuni casi, far infuriare chi vorrebbe esclusivamente lasciarsi trasportare dal flusso del racconto.
Con buona probabilità l’obiettivo di scrittori come quelli citati era proprio trasmettere questo senso di disorientamento. Wallace spiegò al suo editor che le note in chiusura gli avevano permesso di imitare il flusso di informazioni e dati che si aspettava avrebbero inondato la vita delle persone nei successivi 15 anni, e allo stesso tempo rendere più vivide alcune delle tematiche della storia trascinando il lettore fisicamente in quell’andare avanti e indietro nel testo.
E’ pur vero però che la tecnologia si è evoluta in maniera – quasi – differente rispetto a come la si immaginava decenni fa e oggi i formati per la lettura consentono quanto meno di scegliere su cosa concentrare la propria attenzione. Penso all’ePub3 che, se adeguatamente marcato tramite gli elementi di HTML5, permette una gestione più intelligente delle note.
L’attributo epub:type contraddistingue un elemento a prescindere dallo stile (la nota deve apparire con carattere più piccolo rispetto al corpo del testo, all’interno di margini specifici, ecc…) per il suo significato, ovvero eliminando il foglio di stile dal pacchetto un sistema di lettura riconoscerebbe quella porzione di testo comunque come una nota.
L’elemento < aside > indica inoltre che tutto ciò che si trova al suo interno non fa parte del flusso di testo principale e quindi può essere eventualmente ignorato.
Questo rispetta l’intenzione originale di un autore, che con le sue note vorrebbe conferire alla sua storia un ulteriore livello di profondità?
Certamente rispetta la libertà del lettore di seguire un suo proprio percorso tra i molteplici che gli vengono offerti.