Abbiamo estrapolato una delle lezioni di scrittura che la giornalista Constance Hale sta realizzando per la rubrica Draft del New York Times, perché ci sembrava un degno seguito di quanto già pubblicato a proposito della narrativa su Twitter. Da notare che i consigli della Hale, senza valicare i limiti della grammatica più classica, si adattano perfettamente al moderno regno del racconto in 140 caratteri. Come a dire che forse non è poi così vero che i nuovi media stanno cambiando il modo di raccontare una storia, forse ci permettono di sfruttare di più e meglio le potenzialità che si nascondono proprio dietro le regole della lingua scritta.
Fateci sapere cosa ne pensate.
Liberamente tradotto da “The Sentence as a Miniature Narrative”
“Mi piace immaginare una frase come una barca. Ogni frase, dopo tutto, ha una forma distinta e viene fornita di un qualcosa che la fa muovere in avanti o stare ferma, sia una vela, un motore o un paio di remi. Così ci sono tanti tipi di frasi quante sono le navi che stanno sull’acqua […]
“La mia analogia sembra semplice, ma non è sempre facile realizzare una frase capace di far girare la testa con la sua grazia. Eppure, l’arte dello scrivere frasi non è realmente un mistero […]
“Ad un certo punto nella nostra vita, presto o tardi, magari già alle scuole superiori, gli insegnanti ci danno una definizione di frase: “comincia con una lettera maiuscola, termina con un punto ed esprime un pensiero completo”. Eventualmente, impariamo pure che quel punto fermo potrebbe essere sostituito da un altro segno, come un punto interrogativo o un punto esclamativo.
“Ma tale definizione manca l’essenza delle frasi che, invece, ci vengono spiegate sotto il loro aspetto più superficiale: la punteggiatura prima, piuttosto che le componenti essenziali.
Il contorno della nostra barca, il significato di ogni nostra parola, è dato dalla forma di sostantivi e verbi. I nomi ci danno i soggetti della frase – i nostri scafi delle imbarcazioni – i verbi danno i predicati – lo slancio in avanti, i meandri e le fermate improvvise.
“Per una frase sia una frase abbiamo bisogno di un soggetto e del predicato. Il soggetto è la persona, il luogo, la cosa o l’ idea su cui vogliamo esprimere qualcosa, il predicato esprime la condizione, l’azione o l’effetto di tale soggetto. Pensate al predicato come ad una situazione; la situazione in cui si trova il soggetto.
Mi piace pensare, allora, all’intera frase come ad un mini-racconto dotato di un protagonista (il soggetto) e una sorta di dramma (il predicato). E’ il dramma che cattura l’attenzione […]
“Quando una frase manca di una delle due parti essenziali ci troviamo davanti ad un frammento di frase. Come i relitti, i frammenti vanno alla deriva, senza una chiara direzione o scopo.
“Giocare con frammenti di frasi può essere divertente e spiritoso, ma restano frammenti di pensieri, poco adatti per scrivere il Grande Romanzo o a trasformare i propri pensieri in parole che restino indelebili […]
“La sintassi diventa molto più complicata rispetto ai soggetti e ai predicati, ma capire il rapporto tra lo scafo e la vela, il Cosa e l’Allora è il primo passo per padroneggiare le dinamiche di una frase […]
“Le migliori frasi incatenano un soggetto chiaro al suo predicato in una drammatizzazione, che ne fa un mini-racconto.
“Un modo per afferrare il senso di questi mini-racconti è quello di imitare i grandi autori. Provare a prendere una delle loro frasi e collegarne soggetti e predicati, solo per sentire il modo in cui nomi e verbi formano delle piccole storie. Un altro modo ancora di sperimentare può essere quello di scrivere il proprio epitaffio, seriamente o per scherzo, la vostra vita in sei parole“.
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