Aver pubblicato un ebook o un romanzo online fa di noi dei veri scrittori dell’era digitale?
Questa è un’espressione che mi piace ripetere spesso “Diventa un vero scrittore dell’era digitale”, ma cosa significa esattemente?
In buona sostanza, significa riuscire a sfruttare tutto il potenziale dei media digitali a servizio della propria produzione letteraria. Non sono parole mie, ma del Prof. Leonardo Flores, fondatore di Iloveepoetry.com, che mi ha gentilmente concesso il permesso di tradurre l’articolo ¿Qué es la literatura electrónica?, apparso sul sito 80grados.net, in cui spiega: “la parola digitale può muoversi, cambiare nel corso del tempo, danzare al suono di musica o video, rispondere alle nostre azioni ed essere generata dai programmi per computer.
(…)
Pertanto, sfruttando il potenziale delle tecnologie digitali, la letteratura elettronica è una pratica sperimentale e addirittura sovversiva del ruolo di egemonia della carta nella creazione letteraria”.
Già, “ma come si esplora questo potenziale dei media digitali?”, vi starete ancora chiedendo. Paradossalmente, Flores risponde a questa domanda formulandone altre sei; sei quesiti che ogni scrittore dovrebbe porsi per valutare quanto della sua opera si può qualificare come la letteratura elettronica. In particolare sotto l’aspetto del linguaggio, dell’interazione, della programmazione, e non ultimo quello culturale.
Come valutare la Letteratura Elettronica
L’opera utilizza forme di linguaggio artistico o letterario?
Questa domanda è fondamentale per stabilire l’aspetto letterario di qualsiasi opera. Senza entrare nel dibattito, enorme e antiquato, su ciò che costituisce l’arte o la letteratura, questa domanda si concentra sul linguaggio come mezzo principale di espressione. L’uso artistico del linguaggio non fa sì che un’opera sia digitale, ma è utile per distinguerla da altri generi letterari digitali, come i videogiochi.
Ad esempio, il videogioco intitolato Limbo è un gioco di piattaforma in cui un bambino deve attraversare un mondo pieno di pericoli per trovare sua sorella. Il gioco non utilizza la lingua ad eccezione di un momento in cui il bambino deve attraversare un’impalcatura su cui campeggia la scritta HOTEL, pericolosamente elettrificata e instabile. E’ un momento interessante, da una prospettiva e-poetica, perché integra la parola stessa nelle dinamiche di gioco, incluso la simulazione dell’ambiente fisico.
Quanto sono essenziali i media digitali per la creazione o la ricezione dell’opera?
Al giorno d’oggi, quasi tutta la produzione testuale viene creata e circola attraverso i media digitali. Tuttavia, la maggior parte di questi testi possono essere stampati senza perdere alcuna informazione o funzionalità. Per esempio, se si scrive un sonetto sul computer e lo si pubblica su Internet, si sta semplicemente utilizzando questo media come veicolo per la pubblicazione. Ma se l’opera letteraria richiede alcune specifiche delle tecnologie digitali per poter funzionare, come l’animazione, l’interattività, o informazioni prese dal vivo dalla rete, allora, stiamo parlando di una letteratura nativa di questi media.
La poesia “Transient Self-Portrait” di Maria Mencia, creata con Processing, coinvolge il lettore attraverso la fotocamera del computer e richiede un certo grado di interattività per poter essere letta e attivata, sia tramite il movimento fisico, davanti la macchina fotografica, che attraverso il mouse o il trackpad. Questo lavoro non può esistere al di fuori dei media digitali. Registrarlo in video, catturarne delle immagini o semplicemente stampare l’opera, non farà che produrre solo la sua documentazione, ma per leggere la poesia, così come è stata scritta e programmata, c’è bisogno di un computer.
L’opera include informazioni fornite dall’utente attraverso le tecnologie digitali?
Computer, tablet, telefoni e orologi intelligenti, console di gioco e altre tecnologie digitali hanno la capacità di ricevere informazioni da parte dell’utente tramite tastiera, mouse, trackpad, touch screen, microfoni, telecamere, sensori di movimento, GPS e altri dispositivi. Ciò consente che un’opera sia in grado di incorporare tali informazioni per creare esperienze differenti, a seconda dalle interazioni che si verificano in ogni lettura. Queste ultime possono limitarsi a un semplice collegamento ipertestuale, che i lettori usano per selezionare più percorsi, o complesse come in un videogioco, dove per poter seguire la narrazione bisogna imparare i comandi di gioco.
Ad esempio, la poesia “Enigma n” scritta in DHTML dal poeta canadese Jim Andrews nel 1997, richiede al lettore di selezionare le opzioni dal menu per attivare comportamenti diversi del testo. Più si interagisce con le parole e più queste si rigenerano secondo altre combinazioni e significati, apprezzabili anche come forma d’arte visiva. Coloro che desiderano esplorare ulteriormente questo lavoro, possono dare un’occhiata al codice in HTML e JavaScript utilizzato, tramite il proprio browser.
L’opera utilizza processi di calcolo?
Qualsiasi file a cui si accede sui media digitali richiede un certo grado di programmazione, ma alcune opere incorporano la capacità computazionale – variabili, informazioni fornite dalla rete e i suoi utenti, generazione di testo, immagini, video e audio – come parte della narrazione stessa.
“Galatea” di Emily Corto è un romanzo interattivo ispirato al mito di Pigmalione. In questo lavoro, si interagisce e comunica attraverso il testo con una statua vivente. Il programma interpreta i testi scritti dal lettore e fornisce le risposte in forma di dialogo o descrizioni. Con questa opera Emily Short ha creato una sorta di robot: un calcolatore/personaggio, che risponde a determinati stimoli testuali e guida il lettore attraverso trame multiple.
L’opera utilizza le informazioni provenienti dalle reti digitali per il suo funzionamento?
Internet viene utilizzato per comunicare informazioni, alle quali si può accedere in diversi modi, reti sociali o API (Application Program Interface). Questo permette la creazione di opere che vengono scritte attraverso le reti come Netprov (un’improvvisazione creativa online), o postate sui social network come ad esempio i bot (personaggi virtuali, simili all’esempio Galatea) e altri generi emergenti.
Un bot poetico basato sulle informazioni provenienti da Twitter è @Pentametron da Ranjit Bhatnagar. Questo programma cerca tra i tweet (attualmente prodotti nell’ordine dei 6.000 al secondo) le parole per creare testi seguendo un modello di pentametro giambico. Una volta che trova un tweet che risponde a queste caratteristiche, lo mantiene fino a quando non ne ottiene un altro per creare una rima, che poi pubblica utilizzando un retweet. L’effetto è sorprendente e divertente, tanto che Bhatnagar ha raccolto questi sonetti, sul costume e le preoccupazioni del momento, anche in un libro.
L’opera fa parte di o crea un nuovo genere digitale?
La letteratura elettronica ha più di 65 anni di sviluppo (quasi fin dall’inizio della programmazione) e durante tutto questo tempo si sono andati formando generi digitali come quelli visti negli esempi – opere generative, bot, narrativa interattiva, videogiochi, ipertesti, poesia cinetica – alcune di queste sono diventate obsolete o inaccessibili per problemi di compatibilità, il che ci ricorda quanto la rapida evoluzione degli ambienti di programmazione rappresenti una delle sfide più importanti per questo settore oggi.
In attesa di nuovi sviluppi, vi lascio con una domanda: considerando la definizione proposta e i vari modi in cui un’opera può servirsi dei media digitali, potete affermare di scrivere letteratura elettronica? Sono certa di sì e vi invito a segnalare i vostri lavori fra i commenti.