L’applicazione di messaggistica istantanea, lanciata nel 2011 da Bobby Murphy ed Evan Spiegel, ha avuto nel corso degli ultimi due anni una crescita impressionante, piazzandosi al terzo posto tra i social media preferiti dai teenager, dopo Facebook e Instagram.
Oggi Snapchat conta 100 milioni di utenti e 8 miliardi di video visti al giorno; un’impennata (fino a maggio 2015 erano solo – si fa per dire – 2miliardi) che dimostra il successo dell’accoppiata Chat + Contenuti animati, soprattutto tra gli utenti più giovani.
Tabella dei contenuti:
Quali contenuti pubblicare
Con Snapchat, infatti, è possibile inviare ai propri contatti dei video, della durata massima di 10 secondi, oppure immagini arricchite grazie a filtri, stiker, emoticon, didascalie o testo scritto a mano.
L’aspetto più interessante è che questi contenuti hanno una durata temporanea, ovvero, vengono eliminati dopo la visualizzazione o a 24 ore dalla pubblicazione. Il che rende le storie che è possibile pubblicare su Snapchat realmente uniche ed esclusive.
Come si racconta una storia su Snapchat
Non è un caso se tra le funzioni più utilizzate, dopo le chat, ci siano le Storie.
Le storie sono una collezione di shot, o meglio di Snap (così vengono denominati gli aggiornamenti pubblicati su Snapchat), organizzati secondo la logica di una vera e propria narrazione, quindi con un inizio, uno svolgimento e una fine.
Ogni storia può essere visualizzata dalla propria rete di contatti o impostata come pubblica ed essere vista da chiunque, nell’arco delle successive 24 ore. I lettori non possono aggiungere commenti pubblici, ma soltanto avviare una chat con il creatore della storia riguardante un singolo snap.
Tali impostazioni, ad una prima analisi, appaiono come un limite all’esposizione di una storia, che è poi l’obiettivo di ogni aspirante scrittore alle prese con nuovi strumenti di pubblicazione, giusto?
Un caso di successo
In realtà, come ci ha già insegnato Twitter, è nei limiti che si nasconde la creatività. Prendiamo ad esempio Chris Carmichael, imprenditore islandese, che dopo aver fallito il lancio di ben due startup, ha iniziato a raccontare la sua storia su Snapchat.
“Ho iniziato nel gennaio 2014, subito dopo che la funzione Storie è venuta fuori. Il passaparola si diffuse rapidamente in Islanda. Pochi mesi dopo, ho collaborato con alcune celebrità di internet e il mio account è diventato immediatamente uno dei più grandi, avendo più di 140mila viste a snap”.
Il suo segreto? Le storie di Carmichael sono in genere brevi, contengono un messaggio positivo o d’ispirazione e spesso terminano con un cliffhangers.
“La gente ama il fatto che gli snap scompaiano. I contenuti si consumano molto rapidamente. E’ quasi come una finestra verso mondi di altre persone ed è molto intimo, trascende il tempo e lo spazio”.
Soprattutto, credo che Carmichael sappia bene chi è il pubblico di Snapchat e che tipo di narrazione lo attrae, tanto è vero che è uno dei pochi Snapchatters che gudagna 1.500 dollari al giorno, grazie alle sponsorizzazioni di marchi come Fox, Lionsgate e Universal.
Niente male se pensiamo che li ottiene attraverso un’applicazione di messaggistica, come ne usiamo tutti, tutti i giorni… Allora, comincerete a pubblicare i vostri racconti su Snapchat?
Aspetto i vostri commenti.