Un Bot è un programma progettato per eseguire in modo autonomo operazioni sensibili in tempo reale su un computer, attraverso Internet, e sui social media. Oggi si calcola che circa il 60% di tutto il traffico Internet è generato dai bot. Questi hanno per lo più scopi utilitaristici, velocizzare la ricerca e la raccolta dei dati, offrire un servizio, o semplicemente incrementare il numero di visite su un sito web (se non di hackerarlo) per accumulare introiti pubblicitari.
Ma, che ci crediate o meno, esistono bot utilizzati a scopo esclusivamente estetico, proprio così, per creare arte ricombinando dati e informazioni in modo automatico. Tra i più diffusi ci sono i Twitterbot, grazie anche ad un ambiente di sviluppo agevolato dalla stessa piattaforma.
Secondo Twitter, gli account aggiornati senza alcun intervento diretto dell’utente, sono l’8,5% di tutti gli account attivi. Spam a parte, i Twitterbot stanno contribuendo in modo considerevole allo sviluppo della poesia contemporanea.
Sostiene il poeta Harry Giles: i Twitterbots stanno combinando tecniche d’avanguardia concettuale e interventismo politico con le più alte potenzialità espressive.
Il tool attualmente più utilizzato per creare Twitterbot è stato sviluppato da Zach Whalen sulla base di un foglio di calcolo di Google. Questo consente di combinare i testi secondo 3 tecniche differenti:
– Gli autori inventano una propria sintassi o una serie di sintassi secondo cui collegare le parole.
– Il linguaggio naturale viene rielaborato attraverso un’analisi probabilistica (le catene di Markov), effettuata su un corpus di testi, come ad esempio una timeline Twitter o la biblioteca Gutenberg.
– Si estraggono, utilizzando le API (Application Program Interface), i testi e le fonti da siti di notizie o librerie di sinonimi.
La tecnica con cui viene sviluppato un bot spesso ne determina l’estetica: ognuna di quelle elencate permette di dare vita a diversi tipi di poetica e spesso i Twitterbot combinano più di una di tecnica per creare effetti differenti, il che lascia supporre lo sviluppo di sempre nuove possibilità estetiche con il diffondersi di nuovi strumenti.
Per il momento, vediamo come si crea un Twitterbot con Google Spreadsheets
In generale, l’idea dietro un Twitterbot è dimostrare che la struttura del linguaggio, proprio perché segue un modello ben definito – soggetto, verbo, predicato – può essere completamente ribaltata e rivitalizzata da un computer.
Il computer crea imprevedibilità e sorpresa, suggerendo che il nostro uso del linguaggio è ormai diventato meccanico e di routine. Siete d’accordo?