Dunque ci siamo, le intelligenze artificiali sono a un passo dal saper comprendere il linguaggio umano e presto ci si aspetta sapranno anche scrivere come noi.
Vista la rilevanza di una tale evoluzione, da un po’ di tempo su Storia Continua mi sono presa la briga di monitorare gli sviluppi del settore ed elencare tutte quelle applicazioni di IA che possono tornare utili agli scrittori.
Tra queste ammetto di non aver incluso sulle prime i traduttori automatici, non mi sembravano poi una gran novità visto che sono disponibili da più di un decennio, come Google Translate online dal 2006 e che nel 2016 ha aperto la strada all’utilizzo del Deep Learning per offrire traduzioni più precise e contestualizzate. Dunque, oggi anche i traduttori si fanno più intelligenti e in teoria facilitano il lavoro degli scrittori che intendono proporsi sui mercati stranieri, dove le vendite dei libri sembrano essere precedute sempre dal segno positivo.
Ma è veramente così? Tra qualche tempo basterà dare in pasto un intero manoscritto a un software per vederlo tradotto in pochi minuti senza alcun intervento umano?
Per avere una risposta concreta mi sono rivolta a Elena Volpato, laureata in lingue e traduttrice dall’inglese e dal tedesco di testi sia tecnici che editoriali. Nello specifico, le ho chiesto di svolgere un test sul funzionamento di DeepL o come lo ha definito lei: l’ultimo miracolo in campo dell’intelligenza artificiale applicata alle lingue!
Nato in Germania, appena due anni e mezzo fa; la sua principale caratteristica è applicare l’apprendimento automatico nella traduzione e di saper tradurre basandosi sul contesto, proprio come un professionista. Stando a quanto riportato dal sito, DeepL rappresenta proprio un salto in avanti significativo in termini di qualità della traduzione.
Le nostre reti neurali hanno ampiamente superato le tecnologie precedenti: sono in grado di riprodurre il significato delle frasi originali in maniera molto più precisa nella lingua di destinazione e, allo stesso tempo, sono spesso in grado di trovare formulazioni più professionali.
Vediamo invece cosa ha scoperto la nostra traduttrice in carne e ossa, Elena Volpato, testando DeepL per la traduzione.
Intelligenza artificiale e traduttori: non siamo nemici
La bravura di DeepL non si può negare, i risultati sono molto soddisfacenti, in particolar modo di fronte a testi tecnici o manuali. In diversi casi il traduttore riesce davvero a scegliere il sinonimo corretto in relazione al contesto, ovvero in base alle altre parole che costituiscono il paragrafo perché, ricordiamo, i computer ancora non sanno leggere. La performance è però imperfetta nella traduzione di carattere editoriale, dove lo stile, la fluidità del linguaggio e il tono di voce sono importanti tanto quanto il contenuto stesso (anzi, nel caso di giochi di parole lo sono di più).
Come si relaziona il traduttore nei confronti di queste “minacce”? Facendosele amiche!
In quanto traduttrice, ammetto di aver usato DeepL o il fratello Linguee, un fantastico dizionario che riporta anche esempi di uso della parola cercata per la combinazione linguistica che ci interessa; ci dà quindi il contesto d’uso del vocabolo nell’altra lingua. Ad esempio capita a tutti di non riuscire a trovare le parole giuste in quell’istante e la macchina potrebbe fornirci uno spunto di partenza per sbloccare la situazione. Sono una risorsa, un aiuto, ma non certo un nemico… e considerarlo come tale sarebbe vano; che ci piaccia o no da questo punto non si torna indietro.
Il lavoro del traduttore quindi non è a rischio, ma certamente è destinato a intersecarsi sempre di più con quello dei computer. Questo scenario è già realtà e si chiama “machine translation post-editing”: la revisione di un testo tradotto da una macchina. Di solito si attua su testi generalisti, il cui scopo principale è informare, far sì che il lettore capisca e nulla più. In questi la traduzione deve essere corretta nel senso stretto del termine, non importa che sia bella.
DeepL per il self-publishing
Se parliamo di libri, invece, importa eccome. Con il self-publishing pubblicare un libro all’estero è certamente diventato più semplice e sembra che l’unico ostacolo da superare sia appunto tradurre il testo. E la traduzione fatta da un professionista costa; è un investimento puro e semplice. Tuttavia, al momento, se ci si affida solo alle macchine, si rischia di mettere in commercio libri di poco valore e aumentare la diffidenza del pubblico verso la narrativa estera. Sarebbe davvero un peccato.
Vi siete mai ritrovati a parlare in italiano con una persona straniera e a storcere il naso per una frase che ha detto? Di solito il nostro interlocutore straniero se ne accorge e, un po’ imbarazzato, chiede per favore di correggerlo, di spiegargli cosa ha detto di sbagliato. Ecco, la vostra risposta di solito è: “È giusto, ma io non direi mai così. Non so spiegarti il perché”. Bene, questo fa l’intelligenza artificiale: ci dice cose corrette ma che noi non pronunceremmo mai.
Come al solito, un esempio è più pregnante di mille parole, quindi eccolo in arrivo… direttamente dal primo capitolo di Harry Potter, che nella traduzione pubblicata di Marina Astrologo suona così: Mr e Mrs Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.
DeepL ha tradotto correttamente? Sì, non ha preso fischi per fiaschi. DeepL ha tradotto meglio o quanto meno bene come un umano? Provate a leggerlo ad alta voce e ascoltate il tono con cui pronunciate grazie mille e e grazie tante: c’è una certa differenza, vero?
Personalmente, fin tanto che l’intelligenza artificiale non arriverà davvero a capire non solo cosa c’è scritto nel testo da tradurre ma anche qual è la caratteristica principale che quel testo deve avere (chiarezza se è un manuale d’istruzioni, linguaggio settoriale e specifico se è un libro di saggistica, stile leggero e divertente se è una storia per bambini) il traduttore umano avrà ancora di che vivere.
Se suona come una buona o una cattiva notizia per chi mira a far conoscere il proprio libro anche all’estero, ditecelo voi attraverso i commenti. Affidereste la traduzione del vostro testo interamente a un’intelligenza artificiale?