L’analisi dei dati relativi alle abitudini di lettura degli utenti online, non è più solo appannaggio dei brand o degli esperti di marketing e posizionamento. Ne abbiamo avuto conferma anche durante l’ultima Conferenza internazionale sul futuro dell’editoria, quando Peter Brantley ha spiegato: “Più dati vengono raccolti sulla lettura più capiamo sulla letteratura stessa, guardando come viene fruita. E allora mi chiedo se, interpretandoli, potremmo iniziare a raccontare storie diverse da quelle scritte fino ad oggi”.
Mi sono ricordata, allora, di un interessate esperimento di narrativa realizzato da Samuel Gusso con “Blog di un Libro”. Il suo è stato un modo insolito di sfruttare le informazioni raccolte sugli accessi al sito.
Parole chiave: hanno conosciuto il blog alcuni buontemponi che hanno digitato – DROGATI – MILFA – MASSAIA SCAMBISTA – TATUAGGI GATTI >>
— Blog di un Libro (@blogdiunlibro) 22 Settembre 2010
Dietro l’ironia si nasconde un’efficace tecnica di marketing conversazionale. Grazie alle parole chiave Samuel ha 1) creato discussione sui social network; 2) aggiustato, in tempo reale, stile, tono e la trama stessa del racconto che stava pubblicando sul blog.
Uno degli strumenti più utili per raggiungere tali obiettivi è sicuramente Google Analytics, poiché circa il 90% delle ricerche degli utenti del Web passa da Google e di conseguenza i rapporti forniti risultano più che attendibili.
Cosa potete scoprire sulla vostra scrittura utilizzando Google Analytics
Innanzitutto chi è il vostro pubblico di lettori.
Età, sesso, provenienza, categorie di interesse, perfino i browser e i dispositivi utilizzati per accedere al sito. Un aspetto molto importante questo, perché se il mezzo è il messaggio, è importante che la scrittura si adatti alle varie tecnologie.
Una volta compreso a chi ci si sta rivolgendo (a chi state raccontando la vostra storia) bisogna capire come questi lettori interagiscono con i vostri contenuti. I report sui flussi di comportamento vi permettono di avere una visione chiara su quali siano i principali punti di accesso, attraverso quale mezzo o sorgente, le principali pagine di destinazione e soprattutto quelle di uscita. Queste vanno tenute d’occhio poiché è lì che probabilmente un utente perde interesse per ciò che gli stiamo raccontando.
Visto che con molta probabilità un utente sbarca su un blog letterario mentre sta cercando ben altro (stando al tweet di Samuel Gusso, le persone su Internet cercano a modo loro di… divertirsi…) il vostro scopo è allora catturare l’attenzione anche quando questa punta a ben altro.
Come?
Attraverso un’agevole organizzazione delle informazioni e un linguaggio che rifletta l’interesse dei lettori.
Qui entrano in gioco i rapporti sulle query di ricerca, attraverso cui Google Analytics ci consente di scoprire, appunto, in corrispondenza di quali parole o frasi chiave il nostro sito appare tra i risultati; con quale frequenza e in che percentuale viene cliccato dagli utenti.
L’utilità di questi dati sta nell’indicarci innanzitutto se stiamo scrivendo bene, ossia, se le parole chiave restituite sono pertinenti con gli obiettivi del sito. E poi per avere nuovi spunti da cui partire per creare contenuti sempre più mirati a catturare l’interesse dei lettori.
Come diceva Brantley: “far nascere le storie dove sono richieste e non dove hanno vissuto fino a ieri, ma in una forma di racconto legato più alla vita”.
In questo caso, può rivelarsi utile anche Ubbersuggest, uno strumento che permette di ampliare le parole chiave rilevate con Analytics e quindi di sviluppare tutti i possibili argomenti correlati, proprio a partire dalle ricerche più frequenti effettuate dagli utenti online.
Forse vi starete chiedendo a che serve tutto questo scervellarsi sulle statistiche e a che serve aprire un blog letterario quando si ha già un libro pronto per essere pubblicato in pochi clic?
Il fatto è che tutto ciò che si può misurare, si può anche migliorare
Gli strumenti di analisi vi consentono di creare una versione beta del vostro romanzo, un po’ come fanno gli sviluppatori di software o le aziende tecnologiche; una sorta di A/B test letterario per capire cosa funziona meglio.
Anche questo in fondo è marketing, ma rispettoso dei lettori e mirato al vostro miglioramento di scrittori.
2 risposte
Grazie del consiglio Rodolfo. Non conosco Buffer, di che si tratta?
Ottimo articolo che condivido. Mi permetto però qualche aggiunta. Non dimentichiamo che il Seo non è più la fonte esclusiva per un blog o un sito web. Vanno anche considerati i Social Media (che sia traffico a pagamento oppure organico). Quindi, insieme a Google Analytics, io aggiungerei anche quei tools, come Buffer oppure Hootsuite, che valutano anche le statistiche dei social.