C’è una frase pronunciata dalla dirigente di Penguin all’ultimo convegno IfBookThen sulla nuova editoria, che ci è sembrata davvero indicativa degli ultimi mutamenti in atto. Molly Burton afferma: “We had the idea to create meritocracy context instead of a popularity based one” non solo spiegando quale sia la filosofia che anima BookCountry, la nuova community dedicata agli scrittori dalla sua casa editrice, ma anche intercettando (chissà se volutamente) quella che sembra essere la nuova tendenza in fatto di self-publishing, almeno fuori dai nostri confini.
Se fino ad oggi, infatti, sapevamo di autori che partendo da un semplice blog sono poi riusciti ad ottenere un contratto con una casa editrice, oppure, a scalare la classifica dei bestseller con un libro auto-prodotto concentrandosi più sul marketing che sulla scrittura, sembra finalmente escogitata la formula che rimescolando tutti gli ingredienti di cui sopra (Web, letteratura, marketing) lascia di nuovo liberi gli scrittori di dedicarsi al solo scrivere bene (hai detto niente) affidando esclusivamente alle preferenze dei lettori la scelta su cosa valga davvero la pena di pubblicare. Si tratta sempre di siti destinati all’auto-pubblicazione, ma su cui nulla viene effettivamente pubblicato se non ottiene il favore del maggior numero di utenti. Ora, se questa formula iniziasse a diffondersi si suppone farebbe cadere anche le ultime riserve sul self-publishing: la mancanza di qualità, di selezione, ecc… ecc…
Ecco perché forse case editrici come Penguin cercano di aprire anche agli indipendenti. Eppure, giudicate voi se esiste oppure no una notevole differenza tra progetti come BookCountry, che infondo cercano di vendere dei servizi editoriali, seppur professionali, e questi scovati in Rete:
(Via Finzioni Magazine)
Unbound: lo scrittore pubblica un’idea di trama, e gli utenti decidono se finanziarlo, da un minimo di 10 sterline a un massimo di 250. In cambio possono ricevere una copia autografata del libro, o un pranzo con l’autore, o un invito alla conferenza di presentazione. In più, una volta effettuato il finanziamento, potrà accedere a un’area chiamata “shed” dove verrà informato sullo stato dei lavori, leggerà interviste o estratti, guarderà video o ascolterà audio, tutto concernente il progetto supportato. E l’autore, invece, può guadagnare fino al 50% dei fatturati vendita.
PubSlush lo scrittore pubblica sul sito 10 pagine e un sommario del suo romanzo. Il lettore, è libero di navigare tra i vari profili e accedere inizialmente a una breve panoramica, poi a una descrizione più approfondita e infine all’estratto di 10 pagine. Se il libro lo intriga a tal punto da voler continuare la lettura, lo pre-ordina, cioè dà il suo supporto ma paga soltanto nel momento in cui questo viene effettivamente dato alle stampe, eventualità che si verifica con il raggiungimento di 2000 “slusher”, supporter.
L’autore riceve le royalties – 5,000 dollari al raggiungimento dei 2000 supporter e poi una percentuale sulle vendite – e detiene il copyright.
(Via Wired)
BookRiff permette di caricare il proprio volume e di dividerlo in capitoli vendibili singolarmente. Senza problemi di mutamento del cartellino o diritti d’autore nell’utilizzo o nella cessione del singolo capitolo, si può far fruttare parte del materiale all’interno di diverse opere. Al proprietario dei contenuti va il 70% di quanto incassato e BookRiff tiene il 30. Oltre a stimolare la fantasia degli utenti alle prese con il copia incolla, si tratta di una soluzione utile agli editori interessati a piazzare in modo alternativo il materiale in loro possesso.
(Via Publishing Perspectives)
ShandaLiterature: Sito Web letterario cinese dedicato alla narrativa seriale. Quando l’autore raggiunge un numero significativo di lettori, diventa un autore VIP e i capitoli da lui firmati vengono spostati in una nuova sezione del sito dove i lettori potranno accedere soltanto in parte, pagando una piccola somma, circa 30 centesimi per 100.000 parole. Una cifra irrisoria per il singolo utente, ma considerando i milioni di lettori che non vedono l’ora di leggere l’ultima puntata del romanzo a cui si sono appasionati, per gli autori si è rivelata davvero redditizia.
Che ne dite?
9 risposte
In quel caso, sì. Ma l’iniziativa la vedo proprio in contrasto con la voglia di indipendenza tipica di chi cerca il self publishing. Vedremo…:)
Certo, però, metti che non sai gestire un blog? Oppure non vuoi occuparti della produzione in senso stretto? Sai che i tuoi contenuti sono buoni, ma non ti vuoi risparmiare tutta la fase successiva di realizzazione del libro: cerca il self-publishing giusto, carica il file, distribuisci il libro, ecc ecc..
Sì, quello è fuori dubbio. La qualità è la prima cosa e lo dico sempre anch’io. Hai una sola possibilità, al massimo due. Se deludi, hai finito. Io, invece, mi riferivo alla presenza di una “reale novità”. Nel senso: per farsi conoscere e chiedere feedback basta anche aprire un blog e pubblicare i propri scritti. Oppure regalare l’ebook delle proprie opere in cambio di consigli.
Sarò fissato, ma sottopormi a regole restrittive imposte da altri mi infastidisce :).
Scusate, mi sorge un dubbio: davvero non serve più farsi autopromozione? Pare assurdo.
Questi siti aggregano migliaia di scrittori, come già fanno gli attuali siti di self publishing, e gli utenti che visitano il sito non possono certo avere il tempo di vedere tutte le migliaia e migliaia di libri in vetrina.
Quindi, per emergere, un autore dovrà per forza di cose autopromuoversi e far sapere che un estratto del suo libro è lì, in attesa di supporters. L’unica differenza è che, mentre ora deve autopromuoversi per far conoscere e vendere i propri libri senza darne conto a qualcuno, con questo nuovo business dovrà subordinarsi alle regole di questa sorta di “editore del futuro”.
Che ne dite?
Ciao Roberto,
il punto credo sia che gli utenti leggono comunque le tue opere e decidono se vale o no la pena di finanziarle. E’ un buon metodo per gli esordienti, secondo me, di capire se sono davvero portati oppure in cosa dovrebbero migliorare. Certo ti puoi fare pubblicità, ma se poi il tuo libro è uno schifo? Ti sei giocato il rapporto con i lettori, no?