Quando parliamo di punto di vista nella narrazione ci riferiamo alla prospettiva da cui gli eventi vengono esposti. Per fare un parallelo, se doveste girare un film, il punto di vista essenzialmente sarebbe il luogo in cui piazzare l’obiettivo attraverso il quale lo spettatore accede alla storia.
Il narratore può essere il protagonista o un osservatore esterno. Nel caso in cui scivoli ogni volta dentro e fuori la mente di ognuno dei personaggi, mostrandocene i pensieri, allora avremo un narratore onnisciente. Ma ciò non significa che la storia viene necessariamente raccontata da punti di vista differenti, la trama potrebbe ancora seguire la trasformazione di un singolo personaggio.
L’uso di coprotagonisti è diverso dall’onniscienza: in romanzo in cui vengono proposti punti di vista multipli, ogni personaggio ha uguale peso nella storia e aggiunge diverse sfaccettature a un quadro più ampio.
In romanzi come La ragazza del treno di Paula Hawkins, ogni personaggio è a suo modo avvincente e segue il suo proprio arco narrativo. Questa narrazione multipla funziona perché ognuno di loro contribuisce ad apportare nuove informazioni, opinioni e indizi che ci guidano più a fondo nel cuore della storia.
Per approfondire: l’intreccio narrativo.
Un vero co-protagonista, quindi, deve avere i suoi obiettivi unici, le sue paure, i suoi desideri, i suoi problemi, a supporto però del conflitto principale. Solo intrecciandosi gli archi dei vari personaggi riescono a far progredire la trama, poiché ognuno di loro possiede solo una parte della conoscenza necessaria a trasmettere profondità e completezza del racconto.
Una sovrapposizione che ha tutto il potenziale per creare confusione, ma anche per imporre un ritmo più avvincente: quando una scena termina lasciando in sospeso le vicende di un personaggio si crea immediato nei lettori il desiderio di sapere cosa succederà dopo.
Per rendere più chiaro il passaggio da un punto di vista all’altro e mantenere così distinte le voci dei protagonisti, molti scrittori ricorrono a uno schema in cui a ogni co-protagonista viene dedicato un capitolo o una scena – per lo meno un nuovo paragrafo – in un ordine di rotazione predefinito: Protagonista A, Protagonista B, Protagonista C; nel caso in cui un personaggio appaia più spesso degli altri, la formula potrebbe cambiare in A, B, A, C, o anche A, A, B, C, e via di seguito.
A meno che, infatti, non serva a fornire nuovi dettagli sulla trama, è sempre meglio mantenere un modello coerente, evitando di rielaborare le stesse scene da punti di vista di diversi personaggi, altrimenti si correrebbe il rischio di annoiare i lettori e di rallentare il ritmo impostato precedentemente.
E se i coprotagonisti compaiono insieme in una scena?
In tal caso andrà fatta una scelta ben precisa: quale punto di vista contribuirà ad accrescere la tensione? Quale personaggio ha più da perdere?
La caccia a un serial killer sarebbe più interessante se raccontata da un investigatore privato la cui carriera è in declino? O la suspense aumenterebbe se la sua nuova assistente si fosse imbattuta nel pazzo solo poche ore prima?
Sperimentate con diverse prospettive, immaginate che ogni personaggio possieda una cinepresa e provate a osservare una scena da più punti di vista prima di decidere in che direzione andare.
Per approfondire: i percorsi all’interno di un romanzo multi-trama.