Le frasi che seguono possono aiutare quando si inizia a scrivere un racconto, quasi a “costruirlo” scena per scena, dal suo incipit al culmine, fino alla risoluzione, sfruttando immagini e parole che ci sono molto familiari fin dall’infanzia: il classico C’era una volta…
Da un’idea di Brian McDonald, autore di Invisible Ink: “Practical Guide to Building Stories that Resonate”.
C’era una volta…
Che si usino queste parole esatte o meno, questa apertura ci ricorda che la nostra prima responsabilità come narratori è di introdurre personaggi e struttura, vale a dire, di fissare la vicenda nel tempo e nello spazio. Istintivamente, il pubblico vuole sapere: di cosa tratta la storia? Dove sono e quando è successo tutto questo? Non è necessario fornire tutti i dettagli, ma è necessario fornire informazioni sufficienti al pubblico, affinché si immerga completamente nel racconto.
E ogni giorno…
Con i personaggi e l’impostazione stabilita, si può cominciare a descrivere com’è la vita di ogni giorno in questo universo narrativo. Nel Mago di Oz, per esempio, con le scene di apertura si stabilisce che Dorothy si sente ignorata, non amata, e sogna un posto migliore “oltre l’arcobaleno.” Questo è il mondo di Dorothy in “equilibrio”, il che non implica che tutto vada bene, ma solo come stanno le cose.
Finché un giorno…
Accade qualcosa che getta il mondo del protagonista sottosopra, costringendolo a fare qualcosa, cambiare qualcosa, ottenere qualcosa per ripristinare il vecchio equilibrio o stabilirne uno nuovo. Nella struttura della storia, questo momento viene indicato come l’incidente scatenante ed è appunto quello che dà il via agli eventi. Nel Mago di Oz è il tornado l’incidente che trasporterà Dorothy apparentemente lontano, molto lontano da casa.
E a causa di questo…
Il protagonista comincia il suo percorso verso l’obiettivo. In termini strutturali, questo è l’inizio del 2° atto, il corpo principale della storia. Dopo essere letteralmente caduta nella terra di Oz, Dorothy vuole disperatamente tornare a casa, ma le viene detto che l’unica persona che la può aiutare vive lontano. Quindi, lei deve camminare a piedi per la Città di Smeraldo per incontrare un mago misterioso. Lungo il percorso incontrerà i diversi ostacoli, che rendono il racconto più interessante.
E a causa di questo…
Dorothy raggiunge il suo primo obiettivo – incontrare il Mago di Oz, ma questa non è la fine della sua storia. A causa di questo incontro ora ha un altro obiettivo: uccidere la strega cattiva dell’Ovest e consegnare il suo manico di scopa al Mago. Quando si scrivere un racconto breve si può inserire un solo “a causa di questo”, ma almeno uno è sempre necessario.
Fino a quando finalmente…
Entriamo nel 3° atto e ci avviciniamo al momento della verità. Dorothy riesce nel suo compito e si presenta con la scopa della strega defunta al Mago, che così ora deve mantenere la sua promessa di aiutarla a ritornare in Kansas. Questo accade, ma non proprio nel modo in cui inizialmente ci si aspettava.
E da quel giorno…
Una volta che sappiamo che cosa è successo, le scene finali ci dicono ciò che la storia significa per il protagonista, per altri personaggi nella narrazione e (non ultimo) per il pubblico. Quando Dorothy si risveglia nel suo letto e si rende conto che non ha mai veramente lasciato il Kansas, impara la lezione: quello che cerchiamo è spesso già dentro di noi.
La prossima volta che vi trovate in difficoltà durante la scrittura, provate a ripercorrere il racconto attraverso questi passaggi.
C’era una volta… C’era ogni giorno… Poi, un giorno… A causa di ciò… E a causa di ciò… Fino a quando… Finalmente…
Anche se i personaggi non stanno seguendo una strada di mattoni gialli, le sette frasi di cui sopra possono aiutarvi a capire dove stanno andando, e dove vorreste portarli.
Per approfondire: Organizzare la scrittura dall’idea al dettaglio.