Lucentini pretendeva di “metter giù” un pre-romanzo pre-definitivo in una rapida ma efficace pre-scrittura. Io gli rispondevo con la frase napoleonica «on s’engage et puis on voit». L’idea di seguire e anzi tracopiare una traccia dettagliatissima mi annoiava, volevo lungo la strada un minimo di sorprese. Lucentini, acceso amante dell’arte, ribatteva che tutti i grandi e meno grandi maestri avevano lavorato su disegni preparatori, esistevano intere collezioni di studi su una mano, un ginocchio di cavallo, un ricciolo. Io dicevo: «E poi come passiamo alla vera pittura, alla vera Cappella Sistina?». Lui abbassava gli occhi mentre io lo accusavo di nutrire sotto sotto la peccaminosa speranza che quella chimerica pre-scrittura si rivelasse alla fine così buona da non richiedere altri passaggi. «Sei schizofrenico, – dicevo, – vuoi scrivere sul serio fingendo di scrivere per prova». «Schizofrenico sarai tu, che vuoi scrivere fingendo di non sapere dove stai andando». «Ma se no, io non mi diverto e il lettore se ne accorgerebbe subito». “Il divertimento, – sentenziava lui, duro, – è escluso comunque».
Estratto da “Manuale involontario di scrittura con esercizi svolti” (Einaudi, 2003)
Sfogliando le pagine de “La donna della domenica”, quasi sembra di distinguerli i tratti di questa sottile differenza creativa tra i due autori (ormai entrambi scomparsi) della “ditta” Fruttero & Lucentini: all’uno l’analisi psicologica dei protagonisti della storia e all’altro le scene esilaranti ed imprevedibili? Chissa?
Eppure, è proprio Fruttero, che commentando il ritorno alla ribalta del romanzo, con l’utlima fiction prodotta dalla Rai nel 2011, dichiara: “sotto molti aspetti si ride e si scherza fino alla fine, non ci sono vampiri, manca il serial killer. Resta (sarà questo il vero motivo?) una bella e molto vivace storia di uomini e donne credibili che passano allegramente attraverso un mistero”.
Atteggiamento molto italiano quello di prendere un po’ tutto a “tarallucci e vino” – forse meno torinese – ma siamo negli anni del boom economico, nella città simbolo del progresso e della produzione industriale, quindi, il ritratto è quello di una società meno pessimista, anche se altrettanto ipocrita di quella attuale.
Degno rappresentante ne è il ricco ed annoiato Massimo Campi, che malgrado risulti il princiaple indiziato per gli omici sui cui si indaga, filosofeggia: “Torino è una città pericolosamente mascherata”, dove ognuno ha al sua etichetta: l’amica e “simpatica signora” Dosio; il terrone, eppure, “solerte funzionario” Santamaria; il “noto professionista” benché promiscuo architetto Garrone. Una sorta di segnaletica utile per sapersi muovere nell'”ambiente” torinese dove “la differenza tra chi contava e chi no era molto più difficile da stabilire che a Roma o a Napoli o a Milano”.
Nell’ambiente tratteggiato da Fruttero & Lucentini non contano i soldi o la posizione, conta l’atteggiamento. Nell’ambiente anche per “l’uomo più bello, più santo, più coraggioso, più intelligente del mondo […] se appoggiava le posate ai lati del piatto come i remi di una barca , bè, c’era poco da fare”.
Infatti, tutti quei personaggi secondari, che si muovono ai margini della Torino bene, tentando disperatamente la scalata, finiscono per diventare vittime, umiliate e frustrate dal continuo “martirio di scornamento e vergogna”, di “rimpianti e maledizioni”, perché in quella Torino lì è la cattiva lavandaia che non trova mai la buona pietra, ossia, chi non riesce a stare al passo può dare solo colpa a se stesso. Così, la frustrazione per il sopravvento di “nuovi costumi, nuove leggi, nuovi vizi” monterà fino a diventare il vero movente degli omicidi.
3 risposte
Se avete una bella storia, un aneddoto della vostra vita, un sogno, un ricordo, qualsiasi cosa che possa essere rappresentata su fumetto, non perdete tempo! Inviateci il tutto alla nostra e-mail (latuastoriasufumetto@gmail.com) e noi realizzeremo le vignette della vostra vita…
Scrivere è un atto di schizofrenia. È tirar fuori, contemporaneamente, il Fruttero e il Lucentini che ci sono in noi.
Grazie per il tuo commento, è molto bello. Ho letto anche il post sul tuo blog a proposito degli enhanced books. Credo però che tu abbia scambiato i link mettendo quello della BBC al posto di Storiacontinua.