E così è iniziata la stagione per eccellenza dedicata alla lettura. Quando comincia l’estate tutti vanno a caccia di libri e consigli di lettura, almeno a giudicare dalle parole chiave con cui molti naviganti cominciano ad arrivare su Storiacontinua: libri per l’estate, i migliori libri per l’estate, libri da leggere per l’estate 2012 ecc… ecc…
I motivi per cui si legge di più durante questo periodo possono essere svariati: per distrazione, per ammazzate le ore durante i lunghi pomeriggi di afa, per viaggiare con la fantasia quando non ti puoi permettere di viaggiare davvero con il corpo (come proponeva giorni fa un bel articolo apparso su Finzioni Magazine).
Ma noi per quest’estate vogliamo proporvi di leggere per ricordare. Ricordare tre grandi della letteratura che ci hanno lasciato solo nell’ultimo anno, uno dietro l’altro: Carlo Fruttero, Antonio Tabucchi, Ray Bradbury. Vogliamo consigliarvi i loro di libri da leggere per questa estate, per ricordare le loro parole e le loro lezioni in un periodo storico in cui la memoria è un bene fondamentale, se non vogliamo perdere la bussola.
Nelle pagine conclusive di “Fahrenheit 451”, Bardbury scrive, a proposito della memoria:
“noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta. Conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l’altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra.”
Durante una delle sue ultime interviste Bradbury ricorda di aver scritto il suo capolavoro durante il maccartismo:
“Joseph McCarthy stava facendo vivere un brutto periodo a molta gente e la sua commissione non lavorava davvero secondo i dettami della nostra democrazia. Per questo è un libro ancora attuale, e non solo per i temi legati alla censura, alle dittature che ancora nel mondo pensano di poter controllare il pensiero umano, decidendo cosa i cittadini possono leggere e cosa no.”
Il solo libro di fantascienza che abbia mai scritto lo definisce:
“Il resto, i miei romanzi, i miei racconti, sono fantasy. La fantasy racconta cose che non possono accadere. La fantascienza racconta cose che possono, invece, accadere. Fahrenheit 451 è l’unico libro che ho scritto in cui parlo di cose che sono accadute o che possono accadere davvero”.
Ray Bradbury muore il 5 giugno 2012, a Los Angeles, all’età di 91 anni. Molti suoi libri sono stati tradotti e ripubblicati in Italia nella collana “Urania” della Mondadori, diretta fino all’86 proprio da Carlo Fruttero insieme al suo compagno di scrittura di sempre Franco Lucentini. Del loro romanzo più famoso, “La donna della domenica” abbiamo scritto:
siamo negli anni del boom economico, nella città simbolo del progresso e della produzione industriale, quindi, il ritratto è quello di una società meno pessimista, anche se altrettanto ipocrita di quella attuale.
Degno rappresentante ne è il ricco ed annoiato Massimo Campi, che malgrado risulti il princiaple indiziato per gli omici sui cui si indaga, filosofeggia: “Torino è una città pericolosamente mascherata”, dove ognuno ha al sua etichetta[..]
una sorta di segnaletica utile per sapersi muovere nell’”ambiente” dove non contano i soldi o la posizione, conta l’atteggiamento [..] anche per “l’uomo più bello, più santo, più coraggioso, più intelligente del mondo […] se appoggiava le posate ai lati del piatto come i remi di una barca , bè, c’era poco da fare”.
E pare, che proprio disgustato dall’ambiente alto borghese (mezzo aristocratico) dell’Italia descritta da F&L, un giovane Antonio Tabucchi sceglie di girovagare per l’Europa, fino a trovare in Portogallo e nell’amore per le opere di Pessoa la sua dimensione ideale, senza perdere d’occhio però il suo paese natale, mai veramente sanato dalle antiche consuete storture. Il suo grandissimo “Sostiene Pereira” esce nel 1994, in concomitanza con l’ascesa discesa in campo del Cavalier B…
Pereira è un uomo che lotta con se stesso per tenersi al sicuro dagli eventi – sente le goccioline di sudore che gli rigano la schiena quando sa che sta per lasciarsi scappare qualche parola che lo metterà nei guai – ma alla fine non può fare a meno di dire liberamente ciò che pensa [..] vecchio cronista, quindi, per definizione, non un osservatore inerme, ma un interprete del proprio tempo, uno che sa leggere nei fatti e metterli in fila, non solo per raccontare il mondo circostante, ma soprattutto per capirlo.
Ma chissà se a capirci riusciranno anche quelli che verranno dopo di noi.
Se mai “dopo la nostra scomparsa, arriverà qualcuno a scoprire chi siamo stati, a seconda di quello che troverà penserà di noi che siamo stati grandi o pessimi.
Se troverà solo le scorie nucleari il ricordo che ci sarà di noi non sarà granché. Se troverà i libri, l’arte le costruzioni, potrà dire che gli esseri umani hanno fatto il loro tempo sul pianeta terra”. Ray Bradbury