Sarà stato per via della pandemia o chissà che, fatto sta che per due anni precisi l’iniziativa Ebook in Adozione è rimasta praticamente ferma, dunque trovo di buon auspicio tornare con un titolo che è un esorcismo contro il Male, un titolo che raccoglie sette storie tra il comico e il malinconico, come inattese rivelazioni di fronte al dolore, al mistero, all’amore…
L’autore, Guido Rojetti – che ama definirsi uno “spirito libro” – torna con questa raccolta al self-publishing dopo aver scritto “L’amore è un terno (che ti lascia) secco”, libro vincitore del Premio internazionale per l’Aforisma (Torino in Sintesi 2014) e “Giorni da Beoni” (Brè Edizioni, 2020).
Perché ho pubblicato il mio terzo libro in self-publishing?
Mi sono reso conto che la parola “pubblicare” si svuota di significato se non è seguita dalla promozione. “Pubblicare”, ossia “rendere pubblico”. Ma quali case editrici lo fanno? Un libro lo si rende “pubblico” se lo si fa conoscere, altrimenti la pubblicazione non significa nulla. Al massimo (parlando di autori esordienti o sconosciuti ai più) le case editrici portano il tuo libro a un paio di fiere o lo postano nel loro sito. Ma è promozione questa?
Un’amara riflessione con cui tutti gli scrittori oggi fanno i conti. Possiamo sempre consolarci attraverso la lettura, e così facendo mostrare il nostro sostegno agli esordienti che si trovano ad affrontare le medesime nostre difficoltà, non credete?
E poi “Come è profondo il Male” scorre leggero, ma assicura l’autore non è stato scritto con leggerezza.
Racconti amari e drammatici scaturiscono dagli anfratti della memoria e della storia attraverso situazioni comiche, in un continuo gioco di specchi dove realtà e finzione sono mescolate tra loro come carte da gioco nel proprio mazzo.
Con stile burlesco e pungente, l’autore gioca con le parole costruendo storie piene di humor e con un certo nonsense, ma sempre con puntuale autoanalisi e trasfusione emotiva. Il tutto attraverso una scrittura che si appalesa sì tra il sacro mainstream letterario, ma è volutamente amalgamata al profano “per vedere l’effetto che fa…”
Estratto – Il male è nell’aria
Laz si recò all’aeroparto di Capodichino a testa bassa.
Guardò il suo aereo ed esclamò «DC10!» e l’aereo rispose «10!» e, fatte le presentazioni, entrò in pancia a quella supposta alata (supposta poiché si suppone che le cose supposte si possano più facilmente introdurre) come Giona alla balena. Va detto che Laz soffriva di malaria e quindi volare non gli faceva certo bene.
Il comandante parlò ai duecento passeggeri dalla sua vicetrasmittente (la trasmittente-capo era in ferie) e il DC10 senza più dire «10!» ma dicendo «Aeroparto!» – al quale avviso alcune puerpere obbedirono sgravando prontamente – tirò giù il carrello della spesa e frullò sulla pasta per poi decollare di lì a poco come la testa di S. Giovanni nel dipinto del Caravaggio, e in breve lievitò in aria come un pollo al forno. Ben presto attraversò una tormenta piperita con scaglie di torrone, ballando un po’ alle note di Guarda come dondolo che, proprio in quell’istante o poche non so, cantava un gabbiano di fuor dall’oblò – ohibò! – di Laz che lo guardò e si voltò. Era Nico, il solito voltagabbiano. Poi si sentì la hostess annunciare: «Ci stiamo preparando per la discesa finale» e i passeggeri fecero gli scongiuri – ma io non ci giurerei.
A quel punto il DC10 «10!» perse aliquota (senza le ali è ovvio che si perda anche quota) e la macchina volante andò giù in picchiata, malgrado nessuno seppe mai perché andasse giù picchiata a quel modo dal momento che non aveva fatto nulla di male.
“Come è profondo il Male” è disponibile su Amazon insieme agli altri testi di Guido Rojetti.
Buona lettura!