Proviamo a rispondere per ordine alle e tre fatidiche domande con cui ogni autore, ad un certo punto del proprio percorso da outsider, si trova a a dove fare i conti.
Le tabelle comparative e le interviste agli editori on-demand dovrebbero già essere un buon punto di partenza per stabilire a chi affidare un manoscritto, a seconda delle proprie disponibilità economiche e degli obiettivi che ci si è posti. Ma qui non si tratta più di “vanity press”, di voler pubblicare un libro tanto per il piacere di poter affermare di essere degli scrittori o di farlo leggere a parenti ed amici, qui si tratta di avere l’occasione di competere con l’editoria più tradizionale, avere le stesse possibilità di visibilità ed essere distribuiti attraverso gli stessi canali.
Ecco la parola chiave per rispondere alle nostre domande: per scegliere il self-publishing più adatto ponete bene l’attenzione sui canali di distribuzione coperti dal servizio in questione. Da quando si sono imposti i Bookshop online per gli autori auto-pubblicati è possibile stare lì sugli scaffali virtuali alla pari con gli scrittori ufficialmente riconosciuti – affidandosi poi a specifici self-publishing, anche sugli scaffali delle librerie “reali” – ma pure in questo caso è bene fare un sopralluogo per verificare l’attendibilità del servizio proposto. Le truffe sono sempre in agguato, bisogna ammetterlo, il confine tra auto-pubblicazione e stampa a pagamento è piuttosto sottile ed è facile finire per pagare delle belle illusioni. Voi tenete sempre come punti fermi l’obiettivo che vi ponete per il vostro libro, come (con o senza ISBN?) e dove è possibile distribuirlo e soprattutto se vi si chiede di rinunciare ai vostri diritti d’autore scappate a gambe levate.
I diritti sull’opera sono e dovranno rimanere vostri. E’ questo che fa di un autore un autore indipendente, che sceglie senza alcuna imposizione come dove quando e per quanto tempo scrivere, pubblicare, distribuire e pubblicizzare il proprio lavoro.
Quando scegliete il vostro servizio di self-publishing leggete con attenzione le condizioni di utilizzo, perché dovrà sempre esserci scritto che l’autore rimane detentore esclusivo dei diritti sull’opera. Il punto è proprio questo: non si mira al self-publishing perché ormai è facile ed accessibile, perché è l’ultima spiaggia o per togliersi a tutti i costi lo sfizio di avere tra le mani il proprio libro (a pensarci questo nulla lo vieta), ma per essere liberi di gestire come meglio si crede la scrittura e il rapporto con i lettori.
Le incognite nel self-publishing
Se è relativamente semplice valutare la propria disponibilità di tempo e denaro, fare grandi voli con la fantasia e vedersi già annoverati tra i fenomeni esordienti della letteratura contemporanea, poi è altrettanto semplice auto-valutarsi come scrittori? Come si fa a capire se si è davvero pronti per mettersi alla prova con il giudizio diretto del pubblico, escludendo quello di chi i libri li fa per mestiere? Si può avere uno sguardo obiettivo sul proprio operato? E infine si sarà veramente in grado di affrontare anche quegli aspetti dell’auto-pubblicazione che con la scrittura hanno davvero poco a che fare?
A questo proposito vi propongo un breve estratto di un articolo apparso sul New York Times a firma dello scrittore Neal Pollack:
ho deciso di tentare il self-publishing. Ho terminato la prima stesura di un romanzo breve che sto pensando di rilasciare in e-book e, con una piccola tiratura, a stampa. Poi vedremo che cosa succede.
Non è una cosa da raccomandare a un autore esordiente perché, con ogni probabilità, un e-book autopubblicato finirà nell’oceano dei libri digitali, con pochi lettori oltre un pugno di blogger. Ma per un autore come me e per altri in simili condizioni – a metà carriera, di mezza età, poco pretenziosi e con una buona comprensione del web – il self-publishing sembra avere un senso.
Grazie ad alcune circostanze fortunate e ad una situazione economica favorevole, ho potuto disporre di una risorsa in grado di sostenere la mia famiglia per il tempo necessario a scrivere. Non sono mai stato uno scrittore di best-seller e non ho mai ottenuto dei ricavi continuativi dai miei libri, fatta eccezione per la curatela di un libro di gialli con un editore indipendente, solo perché non avevo avuto alcun anticipo. Nonostante ciò, mi sono creato una piccola audience e un nome.
La versione integrale si trova nel libro “E-book & e-publishing. Le due ‘e’ che hanno sconvolto la terza, l’editoria”, pubblicato da goWare, ma queste poche righe bastano a riassumere alcuni degli aspetti fondamentali che uno scrittore esordiente dovrebbe prendere in considerazione prima di scegliere la via del self-publishing.
Avete una buona conoscenza del Web e delle sue dinamiche? Avete già un certo seguito di lettori? Avete tempo e modo per studiare delle strategie di vendita e aggiustare il tiro nel caso di un esordio fallimentare?
Lo so, a questo punto vi starete chiedendo cosa deve fare un aspirante autore per farsi pubblicare, se anche il self-publishing è raccomandato ai già noti e le case editrici per lo più snobbano gli esordienti?
Il punto è che se sei un aspirante scrittore dovresti chiederti perché un lettore (un lettore di oggi bombardato da contenuti di ogni genere) dovrebbe soffermarsi a leggere proprio ciò che tu hai scritto. I lettori hanno bisogno di conoscere e confidare in un autore prima di comprare il suo libro. Insomma, nell’era del pollice all’insù, devi prima piacergli, instaurare un rapporto di fiducia con loro, altrimenti perché dovrebbero comprare il romanzo di uno sconosciuto, magari già bocciato dalle case editrici?
Prendete la stra stra stra citata Amanda Hocking, appena ha potuto ha mollato Amazon per un contratto con un classico editore: a suo dire non ne poteva più di marketing e ranking di classifica. Attenzione, però, perché la scrittura era ed è rimasta la sua migliore merce in vendita, ha solo cambiato offerente. Quindi, l’essere certi delle proprie capacità di scrittori è il primo gradino da superare per cominciare questo percorso così intricato.
Cosa significa essere un autore indipendente
Come vedete i passi da seguire non sono pochi. Il modello delineato da Joanna Penn in “Author 2.0 Blueprint: Writing, Publishing and Book Marketing using online tools”, mette bene in luce cosa comporti in termini di impegno l’essere un autore indipendente. Magari non tutti riescono a sviluppare un giro d’affari, ma tutti devono occuparsi tanto dell’aspetto finanziario, delle vendite e della promozione, quanto della produzione.
Allora è vero, purtroppo o per fortuna, il marchio di un editore su un libro è ancora un distintivo di qualità (forse non sempre corrispondente a realtà) però riuscire a spuntare un Se ne chiacchierava su Facebook o Ne ho letto alcuni capitoli gratis oppure Seguo il suo blog, è fortissimo, potrebbero fare la differenza. Chi vuole scrivere oggi ha tutti i mezzi possibili – blog, social network, contest online – per migliorare la propria scrittura, portarla ad un livello professionale facendola passare attraverso il vaglio dei lettori. Quindi, pazientate e lavorate sodo per spianarvi la strada.
E se proprio aveste bisogno di aiuto potete rivolgervi alla squadra di Self Publishing Assistant per scrittori indipendenti di Storia Continua. Assistenza editoriale h24: tu pensa solo a scrivere, al resto pensiamo noi!
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