Quando contatto Laura Pugno per il ciclo di interviste agli scrittori della classifica 20 Under 40 di Storiacontinua, mi accorgo di sbagliare tutte le parole; lei è una che invece ci tiene alle parole, ad essere precisa con le parole. Ma venire corretti da una delle migliori scrittrici italiane ti da comunque un certa soddisfazione.
Laura Pugno è esperta di poesia, prosa, sceneggiatura… e anche self-publishing, come scoprirete leggendo.
Racconta ai nostri lettori il suo esordio di scrittrice?
Per molto tempo non ho scritto altro che poesie, fino poco prima dei trent’anni. Credevo che avrei continuato a scrivere solo poesia e invece poi sono venuti prima il racconto, poi il romanzo. Alla prosa sono arrivata passando per la sceneggiatura: accanto alla poesia ho sempre coltivato infatti, la scrittura per il cinema. Piano piano, la costruzione di storie ha preso sempre più spazio… La mia non è una prosa poetica – che anzi è un genere che non amo particolarmente – però la matrice della mia scrittura tra prosa e poesia è comune, e anzi accade spesso che immagini che appaiono prima in poesia trovino poi una declinazione propria, una vita parallela, in prosa. È stato così per le sirene di “Sirene” (Einaudi 2007), il mio primo romanzo, per la volpe de “La caccia” (Ponte alle Grazie 2012)
Ha mai pensato di pubblicare online o comunque in versione digitale le sue storie?
Dei miei ultimi due romanzi, “Antartide” (Minimum Fax 2011) e “La caccia” (Ponte alle Grazie 2012) esistono gli e-book. Il digitale è una possibilità straordinaria per rimettere a disposizione del lettore non solo libri appena usciti, ma anche libri di catalogo o testi editi magari solo qualche anno fa, che al momento sono reperibili esclusivamente in biblioteca, e meno male, per questo e molti altri motivi, che esistono le biblioteche.
Ma immagino che la domanda s’intenda rivolta a una pubblicazione “solo digitale” (eccolo il primo errore).
Per me, se penso alla pubblicazione – alla prima pubblicazione – di un testo nuovo come un fatto solo digitale… certo, dal punto di vista della scrittrice o dello scrittore, così viene a mancare il momento in cui per la prima volta vedi la tua storia trasformata in un oggetto-libro che puoi tenere tra le mani: la reificazione, la closure. Ma tutto cambia, vedremo come si trasformerà quest’esperienza. Perché la letteratura è indipendente dal supporto che la contiene. Preesisteva alla scrittura, e se pensiamo a che rivoluzione è stata la scrittura, alla sua immensa portata, non dobbiamo avere paura delle nuove tecnologie.
Nella scrittura in versi, ad esempio, sono sempre più frequenti le collane (quasi) esclusivamente digitali, come Poeti.com di Nottetempo o Nuova Poetica 2.0 di Transeuropa, per ovviare ai problemi di distribuzione e cercare di raggiungere il – rarefatto, ma vivo – pubblico della poesia.
Cosa ne pensa del self-publishing?
Il campo letterario ed editoriale in Italia – ci sono studi molto interessanti su questo, penso per esempio al lavoro di Luca Pareschi, ma anche a molti articoli di Giulio Mozzi – e non solo in Italia, naturalmente, è presidiato da intermediari, da “guardiani della soglia”: si entra a farne parte per cooptazione. Il che vuol dire che, per accedervi, serve non solo un testo, ma anche un giudizio di valore sulla qualità di quel testo.
Molta parte del self-publishing nasce proprio come tentativo di saltare oltre la soglia, di scansare il giudizio di valore sul proprio testo da parte dei “guardiani”, rimettendolo invece alla comunità dei lettori. Ma lo scopo ultimo – tramite la validazione del più ampio numero possibile di lettori, quindi sostanzialmente di tipo commerciale – è proprio di entrare a far parte del mondo oltre la soglia. Il giudizio commerciale, in quest’ottica, dovrebbe diventare culturale. E paradossalmente, è proprio quello che accade, nel momento in cui le case editrici sono sempre più costrette a fare i conti col mercato e con i grandi numeri per sopravvivere. (Ora, non c’è nessuna ragione ontologica per cui successo commerciale e qualità non possano coincidere, ma è anche vero che in pratica, per questioni molto ampie di educazione del gusto, di rado accade).
Se quindi la domanda è “consiglieresti a un giovane autore inedito di autopubblicarsi” (e il secondo), la risposta è no. Gli consiglierei piuttosto di cercare di partecipare a una manifestazione come Roland di Giorgio Vasta e Marco Peano, o a altre serie iniziative simili.
A cosa sta lavorando adesso?
Sto scrivendo un nuovo romanzo, ma è ancora presto per dirne qualcosa. E dopo un silenzio di qualche anno, ho finalmente ripreso anche a scrivere poesia, il che mi rende molto felice, visto che per me rappresenta l’inizio di tutto.
Grazie a Laura Pugno per la disponibilità e un in bocca al lupo da Storiacontinua per il suo nuovo libro 🙂