Un post di Massimiliano Enrico, “LordMax”, precettore.blogspot.it
Cosa fai? A cosa servi? Ma devo per forza? Ma a che mi serve uno che mi convince a fare le cose? Ma quanto costi? A me non serve di sicuro, ho talento io!
Queste sono alcune delle domande che ricevo spesso; queste e molte altre sono domande più che lecite, che un autore dovrebbe porsi.
Oggi sta passando l’idea che un editor è importante per produrre un testo di qualità. Molti scrittori iniziano a prendere in considerazione la necessità di un editor e iniziano a distinguere il lavoro di un editor professionista dal lavoro dell’amica che fa la professoressa di lettere al liceo.
La figura del coach o writing coach se preferite, invece è ancora un mistero.
In realtà non è neppure un mistero, proprio non esiste.
Un paio di anni fa ho lavorato alcune ore con uno scrittore fantasy, abbiamo lavorato sulla struttura e sul modo di presentare i personaggi e in generale sulle tecniche di scrittura. Tutto benissimo, entrambi entusiasti dei risultati ottenuti.
Dopo poco più di sei mesi mi manda una email in cui mi spiega che ha trovato una persona che gli avrebbe dato delle lezioni di scrittura, un coach, una figura professionale nuova.
Alla mia domanda, “ma scusa, io allora cosa sarei?”, mi ha risposto: “No ma che c’entra. Tu sei un professionista mica hai bisogno di un coach” (non sono le esatte parole ma il senso era quello).
Questo rende abbastanza bene il livello di consapevolezza degli scrittori italiani oggi (non solo degli italiani per essere onesti).
Ma quindi?
Di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di una figura professionale sempre più importante nel processo produttivo di uno scrittore professionista. Allo stesso modo dei coach mentali che servono per migliorare le performance di professionisti in ambiti specialistici (atleti, manager, politici etc) anche il writing coach è un terminale tecnico specialistico e come tale serve a chi ha esigenze specifiche e/o particolari.
Il writing coach è in grado di fornire le competenze e gli strumenti necessari in modo focalizzato e in tempi molto brevi, ma non ha nessun segreto nascosto nella manica. Non ci sono segreti. Ci sono molti anni di esperienza e preparazione che permettono di ridurre il tempo di apprendimento dello scrittore anche di dieci o venti volte.
Come una casa arredata da un arredatore professionista e preparato è facilmente riconoscibile perché ha uno stile, una coerenza e un’eleganza inconfondibile, allo stesso modo uno scrittore seguito da un writing coach esperto risparmia anni di errori e tentativi e usa strumenti ideali per il suo stile e metodo di lavoro.
Nel 2015 ho seguito una scrittrice molto prolifica esperta in campo esoterico.
Aveva, al tempo, pubblicato una dozzina di libri e voleva ora dedicarsi al digitale. Ovviamente non aveva alcuna conoscenza della tecnologia degli ebook e degli strumenti utili.
Abbiamo iniziato a lavorare sugli aspetti tecnici e, in parallelo, sulle sue aspirazioni.
Dopo alcuni mesi di lavoro abbiamo stabilito che il risultato desiderato era stato raggiunto… quello vero non quello immaginato.
Ora lei è una scrittrice e illustratrice di libri per bambini, cartacei.
Ha ottenuto esattamente quello che desiderava, trovare la sua vera vocazione.
Continua a scrivere libri in campo esoterico e ne produce anche la versione digitale ma non è più la sua focalizzazione primaria.
Questa è la differenza fra usare un writing coach professionista e non usarlo.
In pochi mesi ha ottenuto le competenze necessarie per creare gli ebook (al livello a lei utile) e nel contempo abbiamo lavorato per raggiungere il suo vero scopo. Questo percorso è fattibilissimo da soli, ovviamente, purtroppo spesso richiede molti anni di lavoro, di tentativi e di errori.
Alle volte mi stupisco di come così pochi autori italiani siano a conoscenza della figura del writing coach.
Io ho quindici anni di esperienza. Faccio il writing coach da 15 anni.
Ho sempre lavorato per le case editrici e raramente per i singoli autori fino a qualche anno fa quando la crisi si è fatta sentire con forza e le case editrici hanno ridotto moltissimo le spese per l’editing, la correzione di bozze e naturalmente il coaching. Allo stesso tempo pare che tutti gli editor e i correttori di bozze che hanno ridotto il lavoro siano magicamente diventati writing coach, per non parlare degli autori che hanno scritto un paio di libri e sono diventati professionisti in altri campi.
Resta il fatto che il writing coach è una delle figure professionali fondamentali nel processo produttivo di un autore che voglia veramente fare il salto di qualità in questa professione.
Ricordando che il talento, se anche esiste, non è sufficiente per diventare professionisti e che un vero writing coach è in grado di sviluppare anche quello, come scrissi in questo articolo, ad un autore serve qualcuno che possa individuare i punti di forza e i punti deboli e agire per migliorare i primi e colmare i secondi, serve qualcuno che possa coordinare il lavoro del team di professionisti che andranno a realizzare il prodotto finale e che possa accompagnare l’autore in tutte le fasi della sua crescita professionale.
E infine due parole sull’aspetto più complesso da definire, il costo.
Quanto costa il lavoro di un writing coach?
Visti i tempi difficili e le esigenze sempre più complesse del mondo editoriale il costo è frutto di una discussione e accordo fra le parti, accordo che dipende dalle esigenze e dal tempo previsto.
Come in ogni cosa esistono professionisti molto cari e altri molto economici, e come in tutti i settori si ottiene quanto si paga.
Come un meccanico è incaricato di garantire il buon funzionamento dell’auto, un idraulico è incaricato di garantire il buon funzionamento dell’impianto idrico della casa, un dentista è incaricato di garantire il buon funzionamento del nostro apparato dentale ed un cardiologo è incaricato di garantire il buon funzionamento del nostro apparato cardiaco, così un coach per autori è incaricato di garantire la qualità dei prodotti e il miglioramento della professionalità dell’autore.
2 risposte
Come sempre alla domanda “quanto costa” si sfugge abilmente con un giro di parole, e ci si ritrova come di fronte alla vetrina dove i prodotti non hanno prezzo (probabilmente per evitare che i clienti facciano addirittura a meno di entrare) oppure a quei menu dove ci sono soltanto i nomi dei piatti. Un’abitudine tutta italiana, proprio come quella tanto criticata nell’articolo.
concordo, senza un riferimento è difficile acquistare.
tutto lento e tocca domandare e non si sa se si offende qualcuno.
alla fine per questo finisco sempre per acquistare corsi in lingua inglese..
peccato