Il mio 2009 si è chiuso con “Emmaus” di Alessandro Baricco; libro trovato con grande gioia sotto l’albero. La mia passione per Baricco me lo fa vedere come “il genio” della letteratura italiana contemporanea. Lui non racconta delle storie descrivendo delle immagini, lui plasma le parole a suo gusto e piacimento restituendotene il senso e la sensazione che ognuna di queste racchiude. Ho tutti i suoi romanzi in fila per data di uscita, nella mia libreria. Leggere “Castelli di Rabbia” fu una scoperta, una rivelazione o un’epifania – come la definirebbe lo stesso Baricco – ma la scoperta di “Emmaus” è stata fin troppo difficile.
Racconta la storia di un gruppo di adolescenti nel loro cammino per diventare adulti, il difficile rapporto tra genitori e figli che diventa rappresentazione del rapporto tra gli uomini e Dio. Non ci sono però momenti di grande gioia, come in “Castelli di Rabbia” o di trasporto come in “City” e “Senza Sangue”.
Purtroppo anche il 2010 è cominciato con una lieve delusione: “Che la festa cominci” di Niccolò Ammaniti, comprato ed iniziato all’aeroporto di Milano Malpensa in attesa del mio volo di ritorno a casa. Non è uno dei suoi migliori libri, sicuramente “Come Dio comanda” era nettamente superiore, ma ugualmente divertente. E, a proposito di Baricco, si è ipotizzato che lo scrittore protagonista del libro sia proprio ispirato a lui. Non immagino Baricco così presuntuoso e vanitoso ma, insomma, chi può saperlo.
Al momento mi dedico alla lettura dell’ultimo di Stefano Benni, “Pane e Tempesta”. Ritornerò quindi a parlarvene non appena lo avrò terminato. Vi lascio, però, con un ultima segnalazione: come forse avrete intuito, faccio parte della schiera di quelli che aspettano un consiglio della Dandini, prima di entrare in libreria e dopo l’ultima puntata non ho potuto fare a meno di aggiungere “Acciaio” tra i miei segnalibri.
L’autrice, Silvia Avallone, 25 anni, due lauree, sceglie la carriera della scrittrice perchè è incerta tanto quanto decidere di fare l’insegnante al giorno d’oggi. Manda qualche capito del suo libro alla Rizzoli e viene immediatamente pubblicata. Vedendo l’intervista mi è venuto su come un certo rodimento, ma leggerò ugualmente “Acciaio” perchè lei è tutto quello che avrei voluto essere io a 25 anni e non sono ancora.
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