La tecnologia ha ormai trasformato il consumo culturale, espandendo non solo i titoli disponibili, ma anche la gamma dei formati di consumo. Sebbene sia questo il contesto, la letteratura digitale appare ancora contornata da diversi miti, derivati per lo più dalla nostalgia e dalla paura del cambiamento dei lettori e dell’industria editoriale.
Ma non vi pare giunto il momento di sfatarli?
Ecco un elenco dei luoghi comuni più diffusi sulla letteratura digitale, proposto dalla consulente in comunicazione Adriana Molano Rojas, nella sua presentazione “Qué es leer en digital?”.
Se in qualche modo ne siete rimasti vittima, mi aspetto un vostro commento!
Mito 1. Non leggiamo più.
Bugia. La verità è che si legge di più, non come prima, non secondo i dettami del mondo accademico. Leggiamo di più, solo che non ce ne rendiamo conto e per confermarlo basta fare il calcolo di quante parole riusciamo a macinare solo su Facebook e Twitter in un anno. La cifra supera di gran lunga il numero di parole dei libri tradizionali.
Mito 2. La scarsa qualità dei contenuti digitali.
Internet è un paradiso dove tutto ha un posto, quindi, anche se si possono trovare molti contenuti ‘spazzatura’, è possibile accedere ad un mondo di conoscenze che altrimenti sarebbero fuori portata. Quello che è certo è che la lettura su Internet comporta lo sviluppo di una più ampia comprensione di ciò che vogliamo e ciò che crediamo valido.
Mito 3. Distrugge il linguaggio.
Bugia. Le nuove tecnologie, in particolare di messaggistica istantanea e di interazione, facilitano lo sviluppo di forme di espressione co-costruita, che porta a cambiamenti che sembrano distruggere le regole del linguaggio accademico, ma da un punto di vista più ampio riflettono la volontà di costruire un senso comune del web.
Mito 4. Leggere su schermo non è come la leggere su carta.
Vero. Semplicemente non c’è confronto, o è forse è possibile confrontare l’approccio alle informazioni attraverso la radio e attraverso un libro? Le risorse digitali sono al servizio della lettura per ampliare le forme di consumo di contenuti.
Mito 5. Il ruolo del lettore / scrittore / editore.
La produzione e il consumo di cultura si trasforma con l’accesso alle nuove tecnologie ad pubblico di massa, la verità è che il lettore non è più solo chi compra libri, ma anche chi legge on-line; lo scrittore può essere chiunque invia un commento o una nota o ha un proprio blog; l’editore non ha solo il compito di definire ‘cosa piacerà’, ma dovrebbe anche considerare come il digitale può arricchire determinati contenuti.
Mito 6. Il libro digitale soppianterà il libro stampato.
Bugia. L’arrivo di nessuna nuova tecnologia ha distrutto quella precedente, semplicemente ha aperto nuove forme di consumo culturale e generato contenuti e formati specializzati per ciascuno dei media disponibili; così il libro digitale non sfida la lettura tradizionale, sfida i produttori di contenuti tradizionali e apre le porte a nuove letture e lettori.