C’è chi ci prova una vita intera a scrivere e pubblicare un romanzo, ma riceve solo lettere di rifiuto e chi, invece, con tutta la leggerezza dettata dall’età dell’adolescenza si ritrova a firmare un contratto con una grande casa editrice.
Esattamente come è successo a Chiara Zocchi, che abbiamo incontrato per la serie di interviste ai migliori giovani scrittori italiani, 20 Under 40.
Quando mi racconta i suoi esordi di scrittrice, capisco che l’unica spiegazione a questo strano meccanismo che è l’editoria sta racchiusa nella serendipità
… Ero in terza liceo scientifico, e per provare il computer comprato da mio padre, una sera ho scritto l’incipit di Olga, poi l’ho portato a scuola, dove un professore che “per caso” si trovava in classe mia a coprire un’ora buca (Franco Maccagnini), “per caso” lo ha letto e mi ha incoraggiata ad andare avanti.. Dopo qualche mese gli ho consegnato 14 pagine, che lui ha mandato (a mia insaputa) a Garzanti, il cui direttore (Gianandrea Piccioli) dopo poco mi ha chiamato per propormi un contratto. Tutto è avvenuto in modo assolutamente naturale e indipendente dalla mia “volontà”. Anzi, mi imbarazzava anche l’idea che qualcuno potesse intra-leggere qualcosa di vero nella storia e nei personaggi che avevo inventato. (Il mio sogno era un altro.)
Ha mai pensato di pubblicare online o comunque in versione digitale le sue storie?
Sarei molto contenta di pubblicare la versione digitale dei miei due romanzi, non ho nulla contro lo schermo luminoso, anche se non lo considero un sostituto della carta, ma come una seconda possibilità di vita per le parole.
Cosa ne pensa del self-publishing?
Non sono contraria al self-publishing, ma sarebbe bello che queste nuove forme di libertà di pubblicazione fossero affiancate anche da nuove figure professionali di “selezione”, altrimenti cominceranno a girarci le teste.
A cosa sta lavorando adesso?
Adesso sto lavorando a un disco di canzoni mie (questo era il mio sogno), in italiano e francese. E poi mi sto chiedendo cosa sia un romanzo oggi. Sto cioè esplorando le “nuove forme di scrittura”, che a Parigi (dove ho scelto di vivere) si manifestano ad esempio in spazi come La Maison de la Poésie e la La Gaîté Lyrique. Oltre che negli incontri casuali…
Quanto mi piacciono questi scrittori qua, che sperimentano. E a voi?