Sette anni di lavoro, tanti ne ha impiegati il creativo Marco Cetera per raccogliere le 2000 lessie, tratte da altrettante opere letterarie dei più disparati autori, italiani e stranieri, che compongono il suo poema musivo – ipertestuale “Come non detto”.
Ogni lessia può comprendere uno o più versi, cliccando su ognuno di questi si apre una nota che fornisce l’esatta indicazione bibliografica da cui il testo è tratto e in calce a ogni nota è presente un link che rimanda alla pagina Wikipedia dedicata all’autore della lessia. Un lavoro stupefacente e affascinante, realizzato nel pieno rispetto delle regole della narrativa ipertestuale e da cui traspare la grande passione dell’autore e la sua profonda conoscenza della materia.
Anche se al Cetera piace minimizzare, prima intitolando il suo poema “Come non detto” (come per tentare di sottrarsi alla responsabilità di averlo ideato, scritto e pubblicato online) poi definendolo un semplice sintomo della sua paranoia. In realtà c’è molta lucidità dietro ognuna della dieci definizioni con cui tenta di spiegare ai lettori il senso dell’opera.
“Come non detto” è allo stesso tempo: un esperimento di filosofia del linguaggio; un’ideale biblioteca universale del sapere, che spazia dalla letteratura alla fisica teorica, dai fumetti alla filosofia; la più lunga lettera anonima della storia.
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E ancora: un mosaico; un tributo alla poetica combinatoria di Nanni Balestrini, ma soprattutto è “un mini kit culturale di sopravvivenza. Aperto a tutti. Per resistere al depauperamento del sapere imposto dall’industria della comunicazione. Pratica preliminare di resurrezione.”
E se per fare questo bisogna, in certo senso, uccidere gli autori:
Uno dopo l’altro, da Dostoevskij a Mike Bongiorno, da Heidegger all’Uomo Ragno, ho tradito tutti. Con inaudita violenza ho usato le loro parole contro la loro stessa volontà e le ho disposte secondo un nuovo ordine narrativo, il mio […]
Espressioni svuotate, rese monche, incrinate, modellate secondo le regole di un gioco che mira innanzitutto a svelare ciò che si cela dietro la loro significante apparenza: l’assenza dell’autore. Il significato, così smascherato ed esautorato, si irradia anarchicamente in tutte le direzioni. Esplode, senza più alcun bisogno di verità. Pronto ad essere usato a mio piacimento.
In questo senso “Come non detto” è la prova ontologica che decreta, in modo tangibile ed empirico, la morte dell’autore. Una morte violenta. Perché dietro il suo decesso (decostruzione & decomposizione) si cela un altro autore. Io, un assassino.
Bhè… giudicate voi se ne è valsa la pena, leggendo “Come non detto”
Le regole del gioco sono le seguenti:
- raccogliere nella memoria tutte le possibili informazioni, gli aneddoti, le dicerie e i pregiudizi sull’autore della lessia
- inventarsi letteralmente un significato sulla base di questa ricognizione
- ignorare del tutto il (con)testo originario in cui quelle parole sono state usate.