Un impiegato dell’editoria classica, uno che con le parole ci lavora, che conosce il mercato e le sue regole. Scrittore di racconti erotici, che raccoglie sul suo blog Direfarelamore.it e adesso anche autore pubblicato da EmmaBooks, che ha da poco rilasciato “5 sensi + 1, racconti post-erotici” di Inachis Io, al secolo Marco Raga.
Quando lo intervistiamo ci spiega:
Ho compiuto il percorso inverso a molti scrittori ho autopubblicato su carta e pubblicato in ebook una prima raccolta di racconti con Emma Books, un editore esclusivamente digitale. E’ stato interessante vedere quante possibilità mi ha aperto questo canale.
Prima della versione digitale, infatti, i racconti post-erotici avevano già avuto una prima diffusione grazie al servizio di print on demand de Ilmiolibro.it, una scelta fatta per semplicità:
per non dover inviare il manoscritto a cento case editrici, aspettare mesi e ricevere magari solo rifiuti o silenzi. Il mio blog era ormai avviato da tempo, avevo una ventina di racconti pronti e cercavo uno strumento da dare a chi mi chiedeva di leggerli su carta anziché su schermo. Il selfpublishing consente tutto questo e nel giro di una settimana avevo pronto il mio libro. Inoltre è stata anche una scelta dettata dalla consapevolezza che in Italia è molto difficile pubblicare raccolte di racconti, a maggior ragione di genere erotico. Sono pochi gli editori che trattano il tema, generalmente sono piuttosto piccoli e prediligono (comprensibilmente) il romanzo e generalmente preferiscono autrici (donne).
Perché hai scelto di pubblicare proprio con ilmiolibro?
Ho considerato due fattori, su uno ci ho visto giusto, sull’altro mi sono sbagliato. Il primo è quello della qualità di stampa: volevo un libro con un formato tascabile, carta decente e copertine plastificate opache. Ho selezionato lulu.com e ilmiolibro.com. Ho realizzato due copie sui due servizi e le ho confrontate. Ilmiolibro ha secondo me formati e carte decisamente migliori (almeno, ho trovato che fosse così nel 2009). In seguito ho avuto anche occasione di parlare proprio con il tipografo che ha impostato l’offerta dei formati, delle legature e delle carte, un uomo di grande esperienza e di grande passione che ha messo molta cura in questo compito.
L’aspetto su cui invece mi sono sbagliato è di credere che ilmiolibro, facendo parte del gruppo l’Espresso/Repubblica ed essendo affiliato a Feltrinelli mi avrebbe dato maggiore visibilità. In realtà in questi anni ho venduto oltre 600 copie del libro quasi interamente dal mio sito o attraverso amici e meno di 10 da ilmiolibro.it. La ragione, secondo me, è che si tratta di una community di scrittori dove ognuno cerca di vendere le proprie opere ma nessuno è interessato a comprare. Come se ci si iscrivesse a un club di fumatori e poi nessuno portasse da accendere. Mi è anche capitato di essere secondo nelle classifiche dei più venduti, di avere per questo motivo una pubblicità nel supplemento libri di Repubblica… e di non vendere nemmeno una copia in seguito a questa visibilità.
Alla luce di questa esperienza, quali sono secondo te i pro e i contro dell’essere un autore indipendente?
Il pro principale secondo me è il rapporto diretto con i lettori: ogni libro che ho venduto è per me un nome, una persona, spesso una storia, una lettera di risposta, un commento. Questo mi ha consentito di conoscere molto bene il mio pubblico e di stabilire in alcuni casi conoscenze e amicizie.
Il contro principale è che nel selfpublishing l’autore è essenzialmente solo: non ha l’aiuto di tutte quelle figure professionali che fanno di un libro un prodotto curato (infatti molti servizi di selfpublishing offrono servizi aggiuntivi di editing o impaginazione). Il “mestiere del libro” è complesso e non ci si può improvvisare al tempo stesso autori, editori, grafici, addetti stampa o marketing.
L’altro limite è ovviamente che manca o quasi tutta la distribuzione in libreria, che oggi ancora fa la differenza in termini di copie. Questo però mi sembra un limite progressivamente meno rilevante sia per le possibilità offerte dalla vendita online, sia per tutto il lavoro che si può fare sui social network, sia soprattutto per l’avvento dell’editoria digitale. Manca comunque il “tassello” della libreria. Altri elementi di debolezza sono il prezzo unitario che non consente quasi margini all’autore, i tempi lunghi di stampa e di consegna (unitamente alle spese di consegna che sono troppo alte) che scoraggiano chi ordina direttamente dal sito di selfpublishing.
Ma soprattutto manca un editore, che non è solo un “aiuto” professionale ma è un progetto, una squadra, una linea editoriale che dà senso e consistenza anche al libro del singolo autore.
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