E’ stupefacente la capacità di Cormac McCarthy di nascondere dietro ad ogni storia altri e più alti significati. Così come ne La Strada, di cui abbiamo già parlato, anche in Non è un paese per vecchi, dietro una narrazione molto cinematografica si nasconde il tema della guerra.
Attraverso tre differenti personaggi McCarthy descrive tre differenti conflitti e gli effetti che questi hanno avuto su tre differenti generazioni. Abbiamo lo sceriffo Bell con il suo profondo senso della giustizia e dell’onore acquisiti combattendo durante la seconda guerra mondiale; Anton Chigurh trasformato dal Vietnam in un feroce killer e in fine Llewelyn Moss, anch’egli reduce del Vietnam, la cui guerra però è ancora in corso ed è la stessa guerra con cui tutta la nostra generazione è costretta a fare i conti: droga e denaro.
I tre ingaggiano un inseguimento all’ultimo sangue che si svolge intorno al confine tra il Texas e il Messico, un territorio dove il traffico di stupefacenti lascia dietro di se una scia di morte paragonabile al tanto temuto terzo conflitto mondiale.
Ovviamente, McCarthy circoscrive i confini della vicenda, perchè solo dal piccolo è possibile comprendere il grande, ma è palese quanto ormai il dio denaro imperi ovunque, con tutto ciò che ne consegue, soprattutto in un paese dove vige la legge della malavita.
Ed è questo che lo scrittore cerca di descrivere nel romanzo: cosa un uomo è disposto a diventare per soldi. Attenzione: non cosa è disposto a fare, ma a diventare, mettendo in gioco la propria stessa anima; perchè si sa che ogni guerra ha un prezzo, molto spesso troppo alto per ciò che certe cose valgono veramente.
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Si paga sempre troppo. Specialmente per le promesse. Non esistono le promesse a buon mercato
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