Torniamo a fare due chiacchiere con Chiara Abrardi di Progetto e Materia, l’associazione culturale che ha dato il via al Primo Festival del Self-Publishing.
“Il Festival è stato fortemente voluto da me” tiene a raccontarci Chiara “perché nasce da quelli che sono i miei principali interessi. Innanzitutto individuare mezzi, canali e iniziative per portare a galla e promuovere l’editoria sommersa.
Già con questo intento, oltre dieci anni fa, avevo ideato e organizzato le prime cinque edizioni della Mostra mercato dell’Editoria Canavesana. In quegli anni, gli autori indipendenti erano soprattutto quelli che si occupavano di tematiche legate alla storia e alle tradizioni del proprio territorio. Oggi, invece – grazie alle nuove tecnologie – anche chi scrive poesia, narrativa e saggistica su tematiche non locali può scavarsi la propria nicchia di mercato. Ho cominciato a rendermene conto mentre preparavo la mia tesi di laurea sulla costruzione collettiva della conoscenza in Rete e poi ho continuato ad approfondire le mie ricerche in merito visitando tutti i siti degli editori on demand, incontrandoli al “Salone del Libro di Torino”, impersonando l’autore in cerca di editore che chiedeva loro preventivi e consigli.
Quale idea ti sei fatta di questo sistema di pubblicazione?
Ho appurato che, come in tutti i settori, esistono operatori più o meno preparati, più o meno disponibili al dialogo, più o meno trasparenti, più o meno consapevoli della propria mission.
L’editore on demand dovrebbe considerarsi un attore del mondo culturale e non un semplice produttore che stampa libri in digitale con lo stesso spirito con cui potrebbe inscatolare sardine. E per fortuna esistono ottimi esempi in tal senso.
Un altro discorso è quello dei costi: il vero editore on demand non dovrebbe chiedere soldi all’autore, ma vendergli esclusivamente le copie che lo stesso decidere di acquistare, siano esse zero, dieci o cento, al limite variando la percentuale di sconto in base al quantitativo. Successivamente dovrebbe continuare a stampare e vendere le copie richieste da altri acquirenti, corrispondendo all’autore la sua percentuale. Ci sono invece editori che impongono un acquisto iniziale di copie alquanto oneroso come contributo a quella che presentano come una scelta di investimento sul talento dell’autore e non come una pubblicazione su richiesta. Promettono che il libro verrà promosso e distribuito su larga scala, ma questo è tutto da dimostrare.
Il Festival del Self Publishing ha attirato l’attenzione di diversi soggetti al di fuori del Canavese. Quali altri partner d’eccezione ci sono stati oltre ad “Inchiostro”?
Quando ho iniziato a propagandare il progetto del Festival attraverso siti, blog, e-mail, non pensavo neanche io a una simile risposta. Invece, oltre a “Inchiostro”, ha voluto essere nostro partner tecnico The Boopen Editore, con cui abbiamo bandito il premio letterario “Da Self a LED”. Al concorso potevano accedere solo quegli autori che in passato avessero già fatto ricorso al self-publishing. Tra tutte le opere inedite che ci hanno presentato, la vincitrice sarà pubblicata nella collana editoriale della casa editrice, Boopen LED, dove vengono convogliate le opere che la redazione di Boopen ritiene veramente meritevoli e produce, distribuisce nonché promuove come una casa editrice tradizionale e non come un editore on demand.
Su quest’ultimo aspetto posso garantire in prima persona, in quanto sotto l’egida di Boopen LED è appena uscito il mio libro di fiabe culinarie Le Fragorose, che domenica 15 maggio sarà presentato al Salone del Libro di Torino.
Infine l’OPE – Osservatorio Parlamentare Europeo e del Consiglio d’Europa – ha voluto patrocinare la manifestazione insieme al Comune di Banchette, nostro partner storico, a cui dobbiamo la possibilità di organizzare i nostri eventi in un clima di collaborazione e proattività eccezionale.
Quali e quanti autori hanno partecipato al Festival, che cosa è emerso dal racconto delle loro esperienze?
In totale abbiamo presentato le opere di circa 25 scrittori. Il più giovane aveva 21 anni, il più anziano 80: già questo range rappresenta un successo di cui andiamo molto fieri.
Gli autori hanno esposto e venduto al pubblico le proprie opere, oltre a scambiarle gratuitamente tra di loro in vista di future collaborazioni o, almeno, della nascita di nuove amicizie. Uno ad uno, le hanno inoltre presentate al pubblico in sala, ha che seguito numeroso e attento sia i loro interventi che gli altri momenti di approfondimento e di spettacolo che rientravano nel programma del Festival.
Grazie all’intervento di alcuni esperti, come Dario Salani – specialista di editoria d’arte e creatore di una piattaforma di cross-media publishing – si è parlato anche di e-book, licenze Creative Commons e di come l’utilizzo di questi strumenti possa non scavalcare l’editoria cartacea o il classico diritto d’autore, ma integrare le forme tradizionali di divulgazione di un’opera in modo da renderla accessibile al più vasto target possibile di lettori.
Tutti gli autori e addetti ai lavori, inoltre, hanno confermato come il Festival del Self Publishing sia la prima manifestazione in Italia dedicata a questo importante settore editoriale, costantemente in crescita ma ancora poco conosciuto e valorizzato nel nostro paese. Altrove, invece, non viene disdegnato neppure da autori di fama planetaria come Stephen King, che ha deciso d auto produrre un proprio romanzo scavalcando l’intermediazione delle case editrici tradizionali.
Pregi e difetti, successi e insuccessi del Festival del Self-publishing…
Il primo successo del Festival è l’essere arrivato al traguardo in quanto l’organizzazione si è rivelata molto complessa e durante l’anno di lavoro che ci lasciamo alle spalle abbiamo vissuto alcuni momenti di effettivo scoraggiamento, non certo per la mancanza di idee… ma di forze!
In secondo luogo abbiamo instaurato le basi per interessanti collaborazioni con numerosi autori e con altre associazioni culturali, come – ad esempio – Carta e Penna di Torino.
Terzo aspetto, ma non per importanza, la buona affluenza di pubblico, perché una manifestazione tanto innovativa costituiva un totale salto nel buio.
Dobbiamo precisare, però, che si trattava soprattutto di un pubblico di appassionati, presenti per partecipare al bookcrossing, per assistere alle presentazioni dei libri, alle conferenze, agli incontri poetico musicali e alle premiazioni dei concorsi letterari, oppure per scoprire come si fa ad autopubblicare un libro. Per il prossimo anno ci piacerebbe che intervenissero più visitatori interessati alla mostra mercato dei libri vera e propria. Vorremmo far comprendere che vi si possono trovare libri altrimenti difficilmente reperibili, se non navigando per ore in rete o passando in rassegna le librerie alla ricerca del famoso ago in un pagliaio.
E, a proposito di librerie, mancavano i loro rappresentanti a guardarsi intorno. Peccato: avrebbero potuto cogliere l’occasione per scegliere alcune pubblicazioni da trattenere in conto vendita. Sappiamo che gestire i libri degli autori indipendenti è più faticoso che affidarsi al consolidato iter con le case editrici tradizionali, però in un periodo come questo – dove l’economia non può certo definirsi fiorente – differenziare e arricchire la propria offerta dovrebbe essere considerato un vantaggio.
Infine il discorso promozione e visibilità. Siamo molto soddisfatti per il supporto fornitoci dai media locali, nessuno escluso, che hanno seguito con interesse e partecipazione il nostro esperimento fin dalla conferenza stampa dello scorso autunno. La notizia, inoltre, è rimbalzata abbastanza lontano. Qualche giorno fa ho provato a inserire nel motore di ricerca di Google “Primo Festival del Self Publishing” e ne sono risultate dieci pagine di link a siti, blog e magazine specializzati di tutta Italia.
Tuttavia non è bastato, alcuni autori ci hanno riferito di aver scoperto il Festival soltanto all’ultimo, quando non era più possibile iscriversi. Per la prossima edizione dovremo quindi trovare il modo per potenziare la comunicazione. L’ideale sarebbe collaborare con sponsor privati che, affiancandosi ai patrocinatori istituzionali, ci consentissero di utilizzare i canali pubblicitari tradizionali. In caso contrario occorrerà organizzare un tamtam davvero formidabile, con l’aiuto di tutti.
L’idea è quella di far diventare il sito www.festivaldelselfpublishing.it un punto d’incontro permanente tra autori, testate locali delle loro zone di appartenenza, editori on demand e librerie indipendenti, ma anche in questo caso occorrerà rimboccarsi le maniche!