Il 13 aprile 2011, nell’ambito del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, si è tenuto l’incontro dibattito su Open licensing & Creative Commons: soluzione o dannazione per l’industria editoriale in crisi?
A discuterne Simone Aliprandi di Copyleft-Italia, Giovanni Boccia-Artieri dell’Università di Pesaro-Urbino, lo scrittore e giornalista Arturo Di Corinto , Manlio Mallia in rappresentanza della SIAE e Vanni Santoni di Scrittura industriale collettiva.
Questo il panel:
Mentre l’Italia è fra i primi cinque Paesi al mondo per numero di opere creative rilasciate sotto CC online, l’industria tradizionale pare non volersene accorgere. Oltre a creare più traffico online, consentire al pubblico di ripubblicare un articolo (obbligando comunque a citare fonte e sito di provenienza) significa dare nuova vita al contenuto originario e innescare discussioni con ovvio ritorno di immagine. Eppure, soprattutto nell’ambito giornalistico ed editoriale, tali licenze non vengono considerate come risorse a lunga scadenza, utili per contribuire a superare l’attuale crisi economica. Trattasi di semplice pigrizia mentale, mancanza di strategie o anacronistico attaccamento al diritto d’autore in senso iper-restrittivo? E quali gli strumenti migliori, nell’odierna era digitale, per garantire la diffusione della cultura e la tutela degli autori stessi?
Secondo quanto sostenuto dal vice Direttore Generale della SIAE “le società di gestione collettiva, alle quali gli autori affidano la protezione delle loro opere in tutti i casi in cui non sono in grado di tutelarsi individualmente, hanno finora realizzato l’attività di intermediazione tra l’autore e l’utilizzatore, garantendo il controllo delle attività e il rilascio delle autorizzazioni, la riscossione dei compensi e la loro ripartizione.
Con l’avvento delle nuove tecnologie, questo sistema è stato messo in discussione, aprendo la possibilità di un rapporto diretto tra l’autore e l’utente. Questo fenomeno di disintermediazione o, per meglio dire, del “tragitto breve” ha favorito lo sviluppo di attività come il file sharing, che ha causato la perdita di una parte rilevante dei proventi per gli autori e per gli altri aventi diritto”.
Questo, invece, il commento a margine del dibattito, rilasciato dal fondotare di SIC, Vanni Santoni.
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