Eccoci giunti all’ultima lezione di scrittura con il collettivo Paolo Agaraff. Anche a loro, per l’occasione, abbiamo chiesto di rispolverare gli scaffali della libreria per lasciarci curiosare tra i libri che hanno influenzato le tecniche narrative del collettivo.
Quando si parla di letture, le nostre pretenziose personalità entrano decisamente in conflitto. Prendete Lovecraft: non entusiasma un terzo di Agaraff, mentre è uno degli autori preferiti da un altro terzo. Idem per i russi (Gogol’ e Dosto’evskij). Ma tre terzi di Agaraff amano il fantastico, dunque si può affermare che il fantastico piace ad Agaraff. Che fantastica risposta, eh?
Per entrare nel dettaglio, altaleniamo da Robert Louis Stevenson alla letteratura italiana (Svevo, Pirandello), dalla comicità tutta inglese di Woodhouse (conserviamo ancora tutta la serie di Jeeves, in un’edizione del 1930), a Pennac, Benni, Camilleri, Bukowski, Pasolini, Durrenmatt, Voltaire, Kafka, Mann, Proust, Joyce, Borges (una folgorazione). Per la fantascienza, nella nostra libreria riposano immani quantità di edizioni Nord, Mondadori, Fanucci e minutaglie altrui. Qualche nome? Brackett, Heinlein, Asimov, Clarke, Brown, Matheson, Harrison, Foster, gli autori “new wave” e della fantascienza sociologica: Vonnegut, Farmer, Scheckley, Dick, Zelazny, Kornbluth, Pohl, che hanno aperto un mondo nuovo, fatto di dubbi e ipotesi affascinanti. E poi non potremo mai dimenticare Orwell, le ombre di Ambra di Zelazny e le realtà “squagliate” e pirandelliane di Philip Dick…
Più recentemente ci siamo accostati a Effinger, Bear, Haldeman, Gaiman, Pratchett, Miéville, Morgan, oltre a quel sincretismo di horror, fantascienza e fantasy creato da Valerio Evangelisti, l’autore italiano che ha rivitalizzato la narrativa fantastica in Italia, contaminandola con altri generi e iniettandole nuove energie.
Infine, almeno un terzo di Agaraff è appassionato di saggistica storica, dalla Roma classica al ventesimo secolo. Tutte queste esperienze si mescolano e ricombinano nella produzione agaraffiana.
[ad]
Prendiamo l’ultimo romanzo, “Il quinto cilindro” (Montag edizioni), una miscela fanta-storica-lovecraftiana dove tornano i personaggi de “Le rane di Ko Samui” e de “I ciccioni esplosivi”.
I nostri affezionati vecchiacci, questa volta, saranno alle prese con orrori da un altro mondo e misteri catapultati dal remoto passato. Il romanzo si svolge su tre linee narrative: una nel presente, una nel passato e una nel futuro… almeno all’apparenza. Antichi legionari con i calcei immersi nel sangue, alieni chitinosi e pensionati in vacanza nelle Alpi svizzere s’incontrano e si scontrano, mescolando horror, fanta-storia e tradizionale grottesco agaraffiano.
Con gli anni abbiamo capito che il vero orrore è nel quotidiano e il “non-umano” non è necessariamente “l’alieno”: c’è più orrore in un terzo di Agaraff che in una locanda polverosa di Innsmouth…