Non so dirvi quanto mi lusinghi che Tiziana Zita abbia scelto proprio Storia Continua per promuovere l’uscita del suo primo romanzo I costruttori di ponti, che vi propongo come Ebook in Adozione del mese. Un esordio letterario che le è costato, pensate, ben sette anni di lavoro.
“Nel 2012 ho avuto l’idea di un romanzo e ho cominciato a scriverlo, non a tempo pieno perché dovevo pensare a Cronache Letterarie, il blog che ho creato nel 2011 e che ora è una testata giornalistica, e al mio lavoro ufficiale di story editor e producer di serie tv a Mediaset. Mi occupavo della scrittura di serie come Distretto di polizia, Ris e Centovetrine.”
Con un profilo professionale così, voi penserete che le porte delle più note case editrici si sarebbero dovute spalancare per Tiziana Zita, incredibilmente lei decide invece di seguire tutto l’iter di un qualsiasi altro esordiente: si mette a caccia dei primissimi lettori, di editor – a volte anche a pagamento – si sottopone al giudizio persino di completi principianti, come scoprirete leggendo la sua storia. Alla fine approda al self-publishing, attenzione, un self-publishing a livello professionale, mi fa notare, che è frutto del contribuito tante persone.
“Bisogna essere perfezionisti e molto determinati. La scrittura è mettere in fila chilometri di parole, perciò bisogna essere disposti a ributtare giù tutto e riemetterle di nuovo in fila… ma ne vale la pena! Non bisogna accontentarsi.”
Mi sembra un bel messaggio per quanti pensano che il self-publishing sia una scorciatoia proprio perché elimina il processo di selezione iniziale. Invece, i primi giudizi sono davvero importanti e pesano tantissimo, ribadisce Tiziana.
“Sono andata all’appuntamento con l’amica che è diventata la mia prima editor, molto combattiva, ma lei ha saputo spiegarmi i punti deboli in modo convincente. Siamo rimaste a parlare per ore davanti alle nostre versioni, esaminando tutto il romanzo. Grazie a lei mi sono resa conto di quello che pensavo di averci messo e che invece non c’era, di tutte le supposizioni che stavano solo nella mia testa. Perciò ho riscritto, rivoluzionato, spostato, tagliato, aggiunto. Il lavoro di editing è durato un anno.
“A quel punto l’ho inviato al Torneo Letterario IoScrittore, dove si partecipa proprio con l’incipit (inteso come le prime 30 pagine). In cambio, si ricevono dieci-quindici giudizi, scritti dagli altri partecipanti. Questi riscontri sono stati interessantissimi, così come i voti. Ho preso un paio di 9, ma anche un 3. Già lì cominci a capire quanto tutto sia relativo. Ho avuto un clamoroso 1 e mezzo da una che scriveva che col kappa. Ne sono uscita con la media del 6 e non ho passato il turno.
“Però i commenti sono stati illuminanti. Ad esempio mi hanno fatto capire molto meglio il problema dei tanti personaggi iniziali, già evidenziato dalla mia editor. Quindi sono intervenuta e ho fatto altri cambiamenti cercando di migliorare.
“A quel punto il romanzo era pronto e potevo presentarlo agli editori. Sono partita per il Women Fiction Festival, a Matera, dove c’erano degli incontri (a pagamento) con gli editor di alcune case editrici. Quei colloqui erano particolari perché avevi solo 10 minuti per proporre il tuo libro. In quei 10 minuti dovevi raccontare tutto, convincerli e rispondere a tutte le domande. Poi suonava il campanello e si passava a un altro editore. Sembravano gli speed date del film di Verdone.
“Ebbene, bingo! Tre editori mi hanno detto di inviare il manoscritto. Rientrata a Roma l’ho spedito a loro – e già che c’ero, anche ad altri editori. In genere sui siti web delle case editrici c’è scritto che se entro 6-9 mesi non otterrai una risposta, vuol dire che non sono interessati. Io non ho avuto nessuna risposta. Ma lo avranno letto? Chi lo sa.
“Allora ho deciso di pubblicarlo per conto mio. Per prima cosa ho contattato un correttore di bozze, sistemati refusi, punteggiatura, corsivi e grassetti, ho affrontato il problema della copertina, che è la cosa fondamentale, oltre al titolo e al prezzo. Una bella copertina è indispensabile, soprattutto per un romanzo che si venda online. Perciò se fino ad allora non avevo speso molto, a quel punto ho deciso di fare un investimento.
“Un’amica mi ha segnalato un’illustratrice spagnola, con lei abbiamo passato un mese a prendere accordi. Poi per realizzare la copertina ce ne sono voluti altri sei, ma alla fine il risultato è stato raggiunto!
Quando finalmente tutto era pronto – romanzo, copertina, quarta di copertina – mi sono rivolta alla web specialist che lo avrebbe messo su Amazon. Diversi amici, scrittori e self publisher, mi hanno dato consigli utili per la pubblicazione e la promozione. La coppia Flumeri & Giacometti mi ha aiutato a decidere il prezzo dell’ebook e del cartaceo, mentre Rita Carla Monticelli mi ha spiegato diverse strategie di marketing. Enrico Pandiani mi ha raccontato del gruppo di editor e lettori fidati a cui ricorre per ogni nuovo romanzo.
“In conclusione, scrivere e poi pubblicare il romanzo è stato un percorso a ostacoli: certe volte mi sembrava di essere come Achille con la tartaruga, avevo l’impressione che la strada si allungasse man mano che andavo avanti. Ogni passo è stato una specie di gorgo che ha richiesto parecchio tempo ed energie per uscirne.”
E anche adesso che, dopo tanta fatica, I costruttori di ponti è in vendita sugli store online, se chiedete a Tiziana Zita di trovare un punto debole nel suo libro, lei vi risponderà: “forse l’incipit è la parte più ostica perché ci sono tanti personaggi.
“Dalla mia esperienza nelle serie tv, so che questo è un problema: bisogna presentarli subito tutti e bisogna farlo in modo che non sembri una parata di gente di cui non importa niente a nessuno. Dunque è necessario caratterizzarli nel tempo limitato di una puntata. E’ con l’incipit che si trascina il lettore nella storia. E’ da quello che spesso si decide se continuare o meno a leggere il libro.
A me sembra che ci sia riuscita benissimo, che ne dite?
Scavalcamenti di finestre, zappate in testa e incidenti di tutti i tipi erano all’ordine del giorno. Questo vuol dire essere molto giovani e avere molti figli. Avere l’abbonamento con l’ospedale. Quando mamma aveva trent’anni c’eravamo tutti e cinque e avevamo un pulmino Fiat 850.
Era di sabato, ci aveva presi a scuola per andare al mare, perciò eravamo tutti col grembiule blu, il fiocco bianco e le cartelle. C’erano anche nonna e nonno.
Arrivati a Lido dei Pini ci ha fermato la polizia e ha domandato a Emma, mia sorella, quanto pagava. Lei non capiva.
Erano convinti che mamma fosse un corriere privato e che facesse l’autista.
Con l’occasione nonno ha detto che doveva fare la pipì. Nonna Graziosa per distoglierlo gli diceva «Non ti scappa!».
E lui: «Mi scappa».
Che poi se tu lo innervosivi quello cominciava a strillare e a battersi sul petto: «Io, Pietranera Bernardino!».
Questi carabinieri guardavano perplessi.
Allora mamma gli ha detto: «Va bene falla, basta che ti giri verso la cunetta».
Poi ai carabinieri: «Quale trasporto, questi sono figli miei!».
«Ma come signora, sono tutti suoi?».
«E già, sono tutti miei».
«Tanti auguri!».
Uno stile semplice e scanzonato che riflette il linguaggio del protagonista, Matteo, un bambino di cui seguiamo la crescita all’interno di un’eccentrica famiglia romana tra gli anni ’50 e ’70. Due genitori diversi come il giorno e la notte, cinque figli scatenati: la famiglia Pietranera.
Matteo attraversa i campi di cocomeri con la testa piena di domande. Lui e i suoi quattro fratelli viaggiano da soli per il mondo fin da piccoli, in quegli anni in cui – dalla musica alle visioni di Blake, dalla rivoluzione all’America – tutto esplode.
I costruttori di ponti è disponibile su Amazon e tutte le librerie online in formato ebook, e cartaceo.
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