Non so se avete visto gli ultimi dati Istat sulla produzione di libri… Sì, in Italia si legge sempre meno e una famiglia su dieci non avrebbe nemmeno un libro in casa, ma il digitale risulta essere ancora l’unico settore – cito – in costante e progressivo sviluppo.
“Se nel complesso, in Italia, la pratica della lettura è ancora molto modesta e in molte case i libri sono del tutto assenti, negli ultimi anni si sta lentamente diffondendo il consumo di prodotti editoriali digitali.
Nel 2016, circa 4,2 milioni di persone hanno letto ebook (7,3% della popolazione di 6 anni e più). Se si aggiungono anche coloro che hanno scaricato libri online il numero sale a 6,3 milioni ossia l’11,1% della popolazione di 6 anni e più, in decisa crescita rispetto all’8,2% del 2015”.
Non sono cifre da capogiro, eppure confermano il ruolo centrale dell’ebook (e di chi li produce) nella diffusione dell’offerta culturale.
Considerando l’accesso ai libri in formato digitale (ebook o libri online), le tradizionali distanze tra le diverse aree del paese sembrano ridimensionarsi sebbene si mantengano: l’attività di lettura di questi prodotti riguarda infatti una quota di persone che oscilla tra il 14,0% del Nord-ovest e l’8,1% del Sud.
Analogamente, prendendo ancora in esame le persone di sei anni e più, si evidenzia che hanno scaricato o letto libri online o ebook il 4% dei “non lettori” di libri cartacei e il 21,6% dei lettori sempre di titoli stampati; tra questi ultimi, le percentuali di fruizione online aumentano al crescere del numero di libri letti nel corso degli ultimi 12 mesi, passando dal 15,0% di chi ha letto da 1 a 3 libri al 33,7% di coloro che hanno letto 12 o più libri”.
Cosa piace dei libri digitali
Per il 73,9% degli editori attivi il prezzo di vendita è la caratteristica degli ebook maggiormente apprezzata dal pubblico, seguita dalla facilità di trasporto e di archiviazione dei contenuti, indicata da quasi il 52% dei rispondenti.
Gli altri aspetti, segnalati da quote decisamente inferiori di editori, sono le modalità di fruizione interattiva dei contenuti, attraverso la possibilità dieffettuare ricerche sul testo, disporre di segnalibri, note, applicazioni per la formattazione, ecc. (19,0%), seguite dalla facilità di reperimento e di acquisizione dei titoli (17,5%) e dalla multimedialità dei contenuti (12,2% delle risposte).
Allora cos’è che ostacola una maggiore diffusione degli ebook?
Secondo il 46,1% degli intervistati è l’immaterialità a penalizzare il libro digitale rispetto al tangibile libro di carta; segue la scarsa alfabetizzazione informatica nell’utilizzo delle nuove tecnologie da parte dei lettori; lo scarso comfort visivo e per quasi un rispondente su cinque sarebbe, invece, il costo dei dispositivi di lettura a scoraggiare la lettura tramite device digitali.
Queste percentuali spiegherebbero perché la quota di vendita di prodotti digitali (tra ebook, banche dati e servizi web) non supera il 10% del fatturato per oltre il 94% degli editori.
Personalmente, concordo con Giacomo Brunoro di SugarPulp quando scrive: per gli editori si abbassa il fatturato dato che gli ebook costano mediamente meno rispetto ai libri.
Di conseguenza hanno avuto scarso interesse nell’investire in nuovi formati – solo il 14,3% degli ebook proposti nel 2016 presenta contenuti o funzionalità aggiuntive, come ad esempio collegamenti ipertestuali e applicazioni audio-visive o multimediali – o in nuovi modelli di business.
“Riguardo i canali di commercializzazione utilizzati dagli editori nel corso dell’anno 2016 (in questo caso, nella scala di punteggi compresi tra zero e dieci lo zero indica nessun utilizzo e dieci il massimo utilizzo), si riscontrano i punteggi medi più elevati in corrispondenza delle librerie indipendenti (6,3) e dei canali di commercializzazione online (5,9)”.
Chiaramente, quando si fa riferimento ai canali di vendita online non si può prescindere da Amazon e dai suoi formati chiusi.
Nel suo resoconto annuale, il CEO di Smashwords disegna il profilo di un’industria che nella sua disperazione di raggiungere i lettori è diventata il suo peggior nemico, incapace di organizzare una risposta coerente ed efficace al dominio del modello KDP-Select/Kindle Unlimited.
“Adesso i grandi editori – gli unici che detengono il potere contrattuale collettivo da parte degli autori più famosi del mondo – fanno capolino intorno ad Amazon, timorosi che se guardano Amazon con gli occhi storti i loro pulsanti di preordine scompariranno e i loro autori incolperanno l’editore per non tenere i loro libri sugli scaffali virtuali di Amazon.
Gli Indie temono che se non soccomberanno all’esclusiva KDP Select, raggiungeranno meno lettori.
Facendo un passo indietro, questo fenomeno fa parte di un problema più ampio e di una tendenza più ampia in cui alcune grandi piattaforme di aziende tecnologiche (Google con la ricerca, Facebook con i social media, Amazon con l’ecommerce) hanno accumulato così tanto potere che è diventata una questione di autoconservazione per loro continuare a fare cosa stanno facendo. Nel frattempo, stanno soffocando l’innovazione e impedendo una concorrenza leale”.
Non so quale sarà il destino dell’editoria, ma concordo con chi sostiene che non è troppo tardi per gli autori per riprendersi la loro indipendenza.
Blockchain per i libri
Nel 2017, la pittaforma Publica.io ha iniziato a lavorare su un modello blockchain per l’editoria. Si tratta della tecnologia che sta alla base delle criptovalute come i Bitcoin, ma che potrebbe avere nel fututo enormi implicazioni anche per autori ed editori. Il modo in cui, infatti, registra e distribuisce le informazioni elimina la necessità di un intermediario per agevolare gli scambi nel digitale. La blockchain potrebbe quindi permettere di inoltrare un libro direttamente dall’autore al lettore, o facilitare micropagamenti da parte dei lettori grazie all’attivazione di “smart wallet”.
Attualmente l’Alliance of Independent Authors sta organizzando un comitato con l’obiettivo di sviluppare proprio un modello finanziario che, per la prima volta, sarebbe guidato interamente dai creatori di contenuti.
Solo, come avverte la direttrice di ALLI, Orna Ross, Blockchain non sarà più utile di qualsiasi altra tecnologia se gli autori non adottano la mentalità giusta, la mentalità indipendente.