Ci fu un politico, una volta, che per rappresentare in un’immagine emblematica i sacrifici fatti in favore del partito tuonò: “Ho mangiato pane e cicoria!”
Ecco, questo è il senso dell’ultimo libro di Stefano Benni edito da Feltrinelli.
Pane e Tempesta raccoglie le storie di una comunità incontaminata che resiste agli attacchi della modernità, del progresso tecnologico incombente. Vivono a Montelfo, circondati ancora da un bosco talmente intatto da essere tana di gnomi; si ritrovano ancora al Bar dello Sport a bere vino e ad ascoltare i racconti dei più anziani, il Nonno Stregone ed Archivio, memoria storica di Montelfo. Ricorda un po’ i film di Pupi Avati sulla provincia romagnola anteguerra.
Benni con fantasiosa ironia descrive uomini e donne che sanno ancora lavorare con le loro mani, costruire, coltivare e soprattutto aggiustare gli oggetti che la civiltà ci ha reso indispensabili. Si ritrovano ragazzi che, sebbene non sappiano più cosa sia una cabina telefonica e restino incantati di fronte al ritrovamento di un gettone, sanno ancora ascoltare ed imparare dai racconti del Nonno.
Vale la pena di arrivare infondo a questo libro per leggerne il capitolo forse più esilarante, quello in cui la crisi di U’olstrit arriva anche a Montelfo. Il messaggio è semplice: non bisogna avere paura.
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Chi ha sempre mangiato pane e tempesta, chi ha sempre dovuto lottare per tirare avanti ce la farà anche questa volta.