Ogni promessa è debito, perciò, anche se è passato un anno, rispondo con questo articolo alla richiesta di un lettore di approfondire le tecniche per scrivere un romanzo che contiene più trame ad incastro. E lo faccio rubando dal mondo del cinema, dove il remix degli elementi classici che compongono una storia, per forza di cose, è più esplicito rispetto al linguaggio letterario e soprattutto è demandato esclusivamente alle scelte dello sceneggiatore.
I pochi scrittori che hanno deciso di rivoluzionare il plot dei loro romanzi, lo fanno spesso con l’intenzione di giocare con il lettore, invogliandolo a rintracciare un proprio filo narrativo tra le pagine, ma non necessariamente alterando l’ordine cronologico degli eventi.
Tuttavia, questa netta distinzione tra i generi va sempre più assottigliandosi, i linguaggi si contaminano e le tecnologie stanno influenzando in modo “profondo e imprevedibile la natura di ciò che oggi chiamiamo cinema e televisione, e, di conseguenza, la natura e la forma della sceneggiatura”. Lo scrive Dominique Parent-Altier, pensate, già nel 1997 in “Introduzione alla sceneggiatura” (Lindau).
Ho dissepolto questo libretto dal fondo di uno scatolone e sfogliandolo ho ritrovato (a parte il ricordo di alcune delle mie aspirazioni professionali) una serie di tecniche narrative che potrebbero aiutarvi a rivedere la trama dei vostri libri, nell’ottica di renderli più accattivanti per il pubblico moderno, che ama lasciarsi trasportare dalle storie, ma all’occorrenza sa anche diventarne parte attiva.
Tabella dei contenuti:
La struttura nascosta
Le nuove tecnologie basate sull’interattività e sulla digitalizzazione, daranno luogo a una produzione massiccia di lavori basati sull’immagine che si allontaneranno dalla struttura lineare comune alla letteratura e al teatro. Tale rinnovamento radicale della forma ci offre strani ibridi.
Pulp Fiction è un caso particolarmente interessante. La stessa struttura del film, per la sua apparente novità e il suo coraggio, diventa l’oggetto e il soggetto del film. Uno spettatore attento si domanderà attraverso quale finezza Tarantino sia giunto a questa costruzione a forma di cadavere raffinato (…) Una semplice scomposizione strutturale rivela che gli insiemi di sequenze sono stati individuati seguendo la continuità narrativa e temporale.
Questa analisi ci rivela a che punto l’intreccio nascosto, sia in fondo, banale. Infatti, Tarantino ci racconta la storia di un pugile disonesto, Butch, che risolvendo un conflitto interno (recupera la dignità), ne stabilisce un altro con Macellus.
L’intreccio secondario (le vicende di cui sono protagonisti Jules e Vincent) è l’elemento drammatico che rinforza il tema nell’unità dell’opera. Non potendo sussistere al di fuori dei personaggi dell’intreccio principale, esso si basa su quest’ultimo, lo rinforza e lo illumina attraverso le proprie peripezie e i propri personaggi, di una luce diversa. L’intreccio secondario non può esistere che in funzione dell’intreccio principale, e dovrebbe intrattenere con questo una relazione verosimile, non accontentandosi di essere una digressione o un semplice accessorio.
L’ellissi
La definizione più semplice di ellissi è: omissione volontaria di una parte delle informazioni, di un frammento della storia che, in tal modo, agisce sulla durata del racconto.
Benché si raccomandi che ogni scena abbia un inizio, un centro e una fine, l’ellissi permette di stringare la durata di ciascuno dei suoi elementi narrativi, in particolare troncando una parte dell’inizio della scena e della sua fine. Tra tutte le ellissi presenti in Quarto Potere, una è particolarmente sorprendente (…) Il giovane Kane ha circa otto anni. Il suo tutore, Thatcher, gli fa gli auguri “Merry Christmas”; il ragazzino risponde allo stesso modo. L’inquadratura torna su Thatcher che, invecchiato di vent’anni, termina tranquillamente gli auguri “…and happy new year”. Qualche inquadratura dopo, scopriamo Kane adulto. In una sola frase sono passati vent’anni.
L’ellissi è dunque uno strumento strutturale fondamentale, perché accelera il racconto. Ma essa consente anche di andare direttamente al cuore del significato di una scena.
Montaggio parallelo o alternato
Mentre l’ellissi sottrae tempo, il montaggio parallelo prolunga il tempo mostrando in modo contiguo due o più aspetti dello stesso momento, che esistono simultaneamente in luoghi differenti. In una scena di duello, per esempio, si mostrerà l’angoscia della donna che attende o, al contrario, la si mostrerà ridere. Il montaggio parallelo sottintende spesso una ignoranza da parte dei personaggi che mette in scena. Benché le due scene siano mostrate una dopo l’altra, una accade contemporaneamente all’altra.
Flashback o ritorno indietro
Ritorno istantaneo nell’anteriorità del personaggio o del racconto (…) il flashback informativo dialogato consente al protagonista di diventare il narratore del proprio passato. La voce di questa narrazione (che diventa multipla) racconta ciò che lo spettatore deve sapere perché possa entrare nel racconto. Questo modo di rivelare la motivazione del protagonista è discutibile, in quanto è preferibile usare l’azione al presente, per fare vivere il personaggio davanti agli occhi dello spettatore (…) E’ vero tuttavia che il flashback sembra essere uno strumento appropriato quando esprime il riemergere convulsivo di ricordi rimossi dalla coscienza.
Uno degli aspetti più interessanti del flashback è che esso viene spontaneamente interpretato come un ritorno verso il passato reale del personaggio. Passato che non può che descrivere la verità (…) alcuni giocano su questa interpretazione e istituiscono in tal modo il flashback menzognero.
L’effetto sorpresa è assicurato.
E voi quali espedienti narrativi utilizzate per dare la scossa ai vostri lettori? Aspetto i vostri commenti.
6 risposte
Nell’ultimo capitolo della trilogia che ho scritto sdopero il montaggio alternato per narrare le vicende nelle quali vengono coinvolti i personaggi principali nel corso della battaglia campale.
Ho aggiunto anche un flashback per aumentare la suspance, una cosa un po’ complicata da spiegare su due piedi, credo però che funzionerà… o almeno mi sembra che sia calzante.
Te lo auguro 🙂
Nel mio secondo romanzo: IL BRIGANTE GIUSEPPE MAYNO ho preferito
utilizzare questa tecnica dei ritorni al passato (alcune volte).
https://www.amazon.com/dp/1521036187?ref_=pe_870760_150889320
interessante
Linguaggio per me per iniziati, troppo raffinato e complesso. Il film Pulp Fiction non mi era affatto piaciuto, anche se aveva vinto un sacco di premi. Non mi sento all’altezza di capire la vostra disamina dell’opera. Peccato per me!
Esatto. Peccato per te.