Siamo a Napoli, è l’alba della seconda guerra mondiale, l’adolescente Claudia resta orfana e unica ereditiera del patrimonio di famiglia. L’arrivista e spietato zio Alberto la rinchiude in un istituto scolastico che appare come una prigione. Tutto è triste, buio e troppo silenzioso intorno a lei. Sarà la guerra a spezzare le catene, a mostrarle la vita, a rendere necessaria la ricerca di un senso a tutto.
E’ questa l’ambientazione che Annalisa Caravante sceglie per il suo ultimo romanzo “Profumo d’Ottobre. Un autunno di ricordi”, su Storia Continua per l’iniziativa Ebook in Adozione del mese. E non è l’unico di ambientazione storica che scrive la prolifica Annalisa. Nel 2011 pubblica “Il paese degli aghi di pino” con l’editore CoreBook di Perugia, ispirato ai lavori di Matilde Serao. Poi, “L’inverno e la primavera”, tre anni più tardi.
Il passaggio al self-publishing avviene nel gennaio del 2016, mi spiega: “Il motivo principale è stato il voler provare, lanciarmi in qualcosa di nuovo e ho iniziato pubblicando “Alma do sol”, un romanzo che avevo scritto già da qualche anno. Notando la facilità, la praticità e soprattutto i tempi accettabili di una pubblicazione self, ho deciso di continuare su questa strada. Si ha il controllo di tutto ed è anche divertente; si ha, poi, un rapporto immediato con il lettore che è molto importante, per conoscere meglio il proprio lavoro. La piattaforma che ho scelto, inoltre, mette a disposizione molti servizi, come ad esempio un editing professionale. Con una casa editrice i tempi si allungano di molto e se si considera che già per scrivere un buon romanzo ci vogliono anni, aspettarne altri per la pubblicazione, credo non sia giusto per l’autore e soprattutto per il lettore che spesso attende il seguito quando è previsto o qualcosa di nuovo dell’autore. Col self ho constatato che il lettore, una volta conosciuto il tuo lavoro, ti segue anche se pubblichi da sola”.
Estratto – Call me Matt
sentii un braccio cingermi la vita; qualcuno mi tirò su senza troppi sforzi, fino a portarmi sulla spalla. In quella posizione potevo scorgere solo la robustezza dell’uomo e la testa, ma la folta capigliatura non mi diceva chi fosse. Le onde d’urto di un’altra bomba fecero tremare l’edifico e il mio soccorritore si fermò per reggersi alla parete. Gridai dalla paura e lui esclamò:– Claudy, cosa tu fai qui, in chiostro con bombe?
Riconobbi la voce e soprattutto quell’odioso Claudy, mentre Matthew aveva già ripreso a camminare. – Mettimi a terra, così rischi anche tu. – gli gridai in italiano perché in inglese non mi veniva, ma lui non mi ascoltò. Arrivammo, infine, al rifugio e quando mi lasciò, notai una ferita sulla sua guancia destra. Suor Giovanna mi raggiunse, mi strinse a sé e m’informò che era stato lo stesso Matthew ad accorgersi della mia assenza. Confusa e intontita, mi tuffai tra le braccia della clarissa e piansi. Con la coda dell’occhio vidi Thomas che ringraziava l’americano; Matthew accennò solo un sorriso e andò a sedersi accanto alla parete. Oltre alla guancia, aveva qualche problema anche alla spalla destra. Ricordando che quella era già la seconda volta che mi aveva aiutata, pensai che fosse giusto dirgli qualcosa di carino. Mi avvicinai e strinsi la gonna nervosamente: – T-thank you. – sussurrai.
– Don’t worry, tu non preoccupa.
– No, io sono stata cattiva, pensavo che mi odiassi. – provai a dire in inglese, nonostante l’imbarazzo.
– Why, perché tu penso questo?
Presi un fazzoletto, iniziai a tamponargli la fuoriuscita di sangue e risposi – Non lo so. I don’t know.
– Are you ok, now, Claudy?
– Yes. Thank you, Matthew.
– Call me Matt.
“Profumo d’Ottobre. Un autunno di ricordi”
Sangue e polvere su una terra, Napoli, che, solare e irrequieta, crollerà insieme ai suoi palazzi, insieme ai suoi figli: vittime, eroi, carnefici… in quegli anni cupi per tutto il mondo: “…anni in cui io e i miei amici eravamo giovani e lo avevamo dimenticato.”