Vi riporto il resoconto dell’esperimento di ricerca sul futuro del libro, che si è svolto all’ultima Fiera di Francoforte, le cui conclusioni ci riportano ironicamente a non sottovalutare il caro vecchio libro, a dispetto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni con le nuove tecnologie digitali.
Infatti, se è vero che gli ereader stanno rendendo la lettura un’attività condivisa e i lettori sempre più coinvolti nel processo di creazione stessa delle storie (vedi fan-fiction e piattaforme online di scrittura) c’è da chiedersi come mai, poi, i tanti esperimenti di iperromanzi, con trame che si biforcano e finali multipli, non hanno ottenuto il riscontro che ci si aspettava, se non per la creazione di videogiochi e simili.
Allora, quanto davvero i lettori vogliono essere coinvolti nella scrittura delle storie e quanti, invece, continuare ad essere intrattenuti passivamente, pur vivendo in un era in cui la natura dell’intrattenimento passivo è totalmente messa in discussione.
“Non dobbiamo più accettare quello che i media producono per noi, possiamo creare i nostri propri mezzi di comunicazione, siamo in grado di impegnarci in un consumo attivo (ad esempio, live-tweeting un TV spettacolo)” spiega la blogger Jane Friedman.
“Eppure, solo una percentuale molto piccola delle comunità ha quel livello di impegno; la maggior parte degli utenti rimangono sul lato basso della soglia”.
Come viene illustrato da Ross Mayfield in “The Power Law of Participation”.
Queste due forme di intelligenza co-esistono in alcune delle migliori comunità online, come ad esempio Wikipedia.
Ma, se non è già abbastanza evidente, è importante distinguere tra l’evoluzione dei libri di narrativa e libri di informazione.
Abbiamo già visto come i materiali basati sulle informazioni acquistino molto più senso in un ambiente digitale, dove si presentano come moduli interattivi che possono essere aggiornati continuamente, così come personalizzati e modificati da parte del lettore per il suo scopo specifico. Tuttavia, quando cerchiamo di essere intrattenuti, quanto vogliamo personalizzare e modificare?
Secondo il grafico molto poco. E questo perché i libri di narrativa, i romanzi, ci offrono ancora delle finestre su dei mondi in cui ci piace andarci a rifugiare.
Lo sostiene lo scrittore Lee Konstantinou, che ha partecipato a Sprint Beyond the Book: “il romanzo è ancora al culmine del prestigio culturale. Nessuna altra forma si avvicina a catturare l’immaginazione di un pubblico mondiale.
“Fino a quando gli esseri umani saranno affamati di mondi completamente evocati, che includono figurazioni o interpretazioni di personaggi la cui vita interiore ci diventa accessibile, qualcosa di molto simile al libro sopravviverà”.
Voi cosa ne pensate?
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