Ci voleva una pandemia per far tornare il mercato del libro in positivo. Per il secondo anno consecutivo infatti i dati dell’Aie riportano numeri in crescita, sia per la vendita che per la lettura. L’aspetto più interessante da rilevare in quest’ultima ricerca è la mancanza di bestseller a trainare il mercato o di un genere specifico che spicca per vendite su tutti gli altri. E’ una buona notizia per gli scrittori, considerando che il principale canale di acquisto restano le librerie online dove la distinzione tra libri pubblicati tradizionalmente e indipendenti è alquanto labile.
Per questo, mi sento di scavalcare di pari passo quella che secondo l’Aie è la Top 10 dei libri più venduti nel primo semestre 2021 (un po’ sconfortante a guardarla) e fare qualche considerazione più approfondita sulle preferenze di acquisto online dei lettori, approfittando sempre di alcuni dati recenti rilasciati, questa volta, da WrittenWorldMedia, un servizio di lettura che offre una visione più dettagliata di ciò che spinge un utente a scegliere un titolo tra la moltitudine disponibile sulle librerie digitali.
Tabella dei contenuti:
Come si sceglie un libro online
Quando WWM ha chiesto di classificare per ordine di importanza i fattori che influiscono nella scelta di un libro, i lettori intervistati così hanno risposto:
il 57% ha indicato la descrizione come il più importante;
il 37% il prezzo;
il 23% il nome dell’autore.
Sorprendentemente, il numero delle recensioni viene classificato come il fattore meno importante nella scelta di un libro rispetto alla valutazione complessiva presente sulla pagina di vendita.
Ai lettori è stato chiesto di scegliere tra le quattro opzioni seguenti:
La metà degli intervistati si è dimostrata propensa a scegliere il libro gratuito, sebbene senza recensioni. La successiva scelta più popolare è stata il libro a 0,99 dollari con sole due recensioni, ma a cinque stelle; la terza, il libro a 2,99 dollari con quattro stelle su venti recensioni.
Queste preferenze dimostrano l’efficacia della strategia adottata da molti autori di distribuire il primo libro di una serie gratuitamente o a basso costo per agganciare nuovi lettori. Inoltre spiega perché risulti più facile per gli scrittori seriali riuscire a scalare con il self-publishing.
Ma i lettori preferiscono davvero romanzi in serie?
Bene, secondo la ricerca, la stragrande maggioranza dei lettori è indifferente, con il 60% degli intervistati che afferma di non avere preferenze. Il 14% ha dichiarato di preferire le serie, mentre il 26% ha dichiarato di preferire i libri autoconclusivi.
Le informazioni più illuminanti arrivano però dalla sezione dei commenti aperti, sostengono da WWM. Una frustrazione che i lettori hanno espresso riguarda la difficoltà di rintracciare tutti gli episodi di una serie. Ciò significa che la leggerebbero volentieri, ma solo se non è difficile districarsi nella successione dei libri che la compongono. Ecco quanto è importante riuscire a mantenere ordine e coerenza tra i metadati che identificano i vari titoli; ne va della loro rintracciabilità sulle librerie online oltre che della visibilità dell’autore stesso.
Ulteriori commenti hanno riguardato i finali in sospeso: pochi giri di parole, i lettori li odiano! Anche se un libro fa parte di una serie, deve concludersi in modo soddisfacente altrimenti è più probabile che si ricevano recensioni negative, e che le recensioni negative conducano dritto dritto a un calo delle vendite successive.
I lettori che si sono detti appassionati di serie investono in pratica sui personaggi, tornano a leggere per ritrovare quelli a cui sono più affezionati. Come si deduce dalla ricerca, una serie è un ottimo modo per creare una connessione tra i personaggi e i lettori, e trasformare i lettori in fan.
Cosa spinge invece i lettori a posare un libro?
Anche per questa domanda WWM ha previsto una risposta aperta. La parola più ricorrente tra gli intervistati è stata Noia.
Inoltre, spesso venivano menzionati personaggi poco interessanti e descrizioni esagerate. Più in basso nell’elenco, ma ancora degni di nota, c’erano errori grammaticali e di ortografia.
Da non trascurare il rispetto delle aspettative fissate tramite la descrizione del libro sugli store. I lettori vogliono essere sorpresi da come si svolge una storia, ma non confusi da un libro diverso da quello delineato con la descrizione.
Come osservato in precedenza, se un lettore viene colto alla sprovvista dalla violenza, dal sesso o dal tipo di finale, oltre a lasciare il libro potrebbe lasciare una recensione negativa. Il che secondo me ci conduce a uno dei temi più dibattuti nella comunità degli scrittori.
Bisogna scrivere per il pubblico?
Il problema, come fa notare Melinda Crow su Writing Cooperative, è la sovrapposizione. Sappiamo tutti le stesse cose e scriviamo di ciò che tutti gli altri già sanno. I lettori vanno sul sicuro, sceglieranno sempre Stephen King invece di un perfetto sconosciuto, se si vuole emergere bisognerebbe allora trovare la lacuna: iniziare con un argomento a cui molte persone sono interessate, quindi trovare quell’unica cosa che sai e di cui nessun altro sta ancora parlando.
Un approccio drill-down, lo definisce la giornalista.
Puoi essenzialmente scrivere di qualsiasi argomento di cui hai conoscenza (o che puoi ricercare) purché tu sia disposto a scavare più a fondo tra i livelli di informazioni esistenti fino a raggiungere il serbatoio dell’ignoto.
Questo vale anche per i libri autopubblicati. Studiare i dati per determinare cosa vende e cosa no, poi chiedersi cosa è stato lasciato fuori. Cosa non vedi nell’elenco dei titoli pubblicati di recente? Quali richieste o critiche vengono mosse dai lettori nelle loro recensioni?
Non è impossibile intercettando i canali giusti. E anche in questo caso la ricerca sembra essere piuttosto chiara. Non vi pare?
Questi dati trovano riscontro nella vostra esperienza di scrittori? Fatemi sapere cosa ne pensate tramite i commenti. Siete riusciti a scoprire cosa vogliono davvero i vostri lettori?